Nettuno, sparano al boss e a suo figlio: la famiglia già scampata a un'imboscata era fuggita sul litorale laziale

Cinque anni fa il primo attentato. Il bambino era in auto con la donna, fu colpito a una spalla ma si salvò

Nettuno, sparano al boss e a suo figlio: la famiglia già scampata a un'imboscata era fuggita sul litorale laziale
di Alessia Marani
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Giovedì 3 Marzo 2022, 07:14

Una maledizione. Il fratellino più piccolo era scampato a un altro agguato nel settembre del 2016. Un proiettile lo colpì di striscio a una spalla mentre era seduto in braccio al nonno Roberto Sinesi, boss della Società Foggiana, la spietata mafia pugliese che detta legge e terrore tra Foggia e Cerignola. Alla guida della vettura mamma Elisabetta. Un'altra auto si affiancò alla loro Fiat 500 e sparò una pioggia di colpi, calibro 9 e 7.65. Sforacchiarono tutta la carrozzeria, presero il nonno al petto, illesa la donna. Il piccolo, 4 anni, fu portato in ospedale, sottoposto a tac, ma si salvò. Ora un'altra pioggia di fuoco ha centrato il fratello più grande, 16 anni ancora da compiere a settembre. Il ragazzo porta il nome di un altro nonno ucciso nel 93.
La guerra di mafia tra clan foggiani non gli ha dato tregua, nemmeno a centinaia di chilometri di distanza dai luoghi delle vecchie mattanze. «Polizia» ha bussato alla porta di casa del padre Antonello, il killer e ha sparato di nuovo. Adesso Mario lotta tra la vita e la morte in un letto del Policlinico Gemelli di Roma. Elisa, la mamma, lo ha raggiunto con lo stesso cuore in gola di quando portò in ospedale il suo bambino più piccolo. «Sono il mio tutto» scriveva la donna sulla sua pagina Facebook accanto alla loro foto. «Adesso Elisa è come fosse morta dal dolore», dice Lino, amico di famiglia e allenatore di calcio del quindicenne, «un bomber».
Con la mamma Elisa, oltre a Lino, sono saliti da Foggia parenti e amici. Spiega il mister: «Per me è come un figlio, sono bestie, chi ha fatto questo è una bestia. Che cosa c'entra un ragazzino come lui? Buono, brillante». Il quindicenne studia alle superiori, «è molto bravo a scuola» ed è il bomber con la maglia numero 9 dello Juve San Michele la squadra della parrocchia che milita nella categoria dei giovanissimi. «Tifa il Milan e Il suo idolo è Ibrahimovic, il suo sogno è diventare come lui». Il ragazzino era a Nettuno da un paio di giorni, in visita dal padre approfittando dello stop a scuola per via del Martedì grasso e del Carnevale. Era già stato altre volte nella cittadina del litorale romano dove il padre si era sistemato grazie ad alcune conoscenze che si erano radicate nel territorio da anni. Tanto che aveva deciso di trascorrere lì gli arresti domiciliari. Non avrebbe potuto farlo a Foggia, questo il diktat del giudice per concedergli di lasciare il carcere. «Il figlio più grande era andato a trovarlo altre volte in passato, non crediamo che il sicario o i sicari abbiano dovuto seguire lui per arrivare al padre, sapevano dove trovarlo e hanno agito pur sapendo che in casa c'era un ragazzino... sono mer...», dicono gli amici e i familiari arrivati dalla Puglia al Gemelli.

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I SICARI
La batteria di sicari che ha cercato di eliminare il pregiudicato pugliese, rimasto solo ferito, a Nettuno, è andata a colpo sicuro riuscendo ad individuare, sicuramente grazie ad una soffiata, quell'appartamento alla periferia della città che l'uomo aveva preso in affitto per trascorrere le ultime settimane agli arresti domiciliari. Francavilla aveva scelto di trascorrere i domiciliari a Nettuno dove aveva mantenuto delle amicizie fin da quando era ragazzo; si sentiva dunque in qualche modo sicuro, al riparo da eventuali rappresaglie. E invece ieri mattina i killer si sono presentati alla porta dell'abitazione spacciandosi per poliziotti. L'agguato a Francavilla ricorda quello avvenuto nell'agosto del 94 quando in via della Chiusa, alla periferia di Nettuno, due killer assassinarono in casa a colpi di lupara il trentenne Antonio Barracano, un pregiudicato che collaborava con le forze dell'ordine. La scelta di Antonello Francavilla di trascorrere i domiciliari in questa zona conferma che Nettuno ed Anzio rappresentano un territorio nel quale nascondersi e godere, se necessario, della protezione di esponenti della malavita organizzata. Un territorio pesantemente infiltrato in virtù della presenza della ndrangheta, rappresentata dalle famiglie Gallace, Perronace e Madaffari. Come indica la recente indagine della Dda che ha smantellato un'organizzazione legata alla ndrangheta specializzata nel traffico internazionale di cocaina con l'emissione di 65 ordinanze di custodia cautelare. Operazione di appena pochi giorni fa. Non è un caso, forse, che ad Anzio e Nettuno nei primi anni 2000 il sistema informatico di ricerca precedenti e rintraccio la sera dopo le otto non funzioanva. Latitanti e fuggitivi anche fermati ai controlli non venivano evidenziati. Intanto la mafia cresceva.
 

 

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