Roma, nei negozi arrivano gli acquisti "a rate": dai vestiti alle borse compri oggi e paghi quando puoi

Si diffondono le app per rateizzare gli acquisti nei negozi della Capitale: ecco come funziona

Roma, nei negozi arrivano gli acquisti "a rate": dai vestiti alle borse compri oggi e paghi quando puoi
di Camilla Mozzetti
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Domenica 9 Ottobre 2022, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 08:21

Compri oggi, paghi domani. Funziona per le auto o gli elettrodomestici e da un po' anche per i capi di abbigliamento. Vuoi un cappotto nuovo per l'inverno e magari che sia firmato? Non c'è problema, lo acquisti e decidi in quante rate pagarlo. Te lo porti a casa subito e poi saldi il conto dilazionandolo in base all'agevolazione che il commerciante decide di applicare. È questa la nuova frontiera delle vendite, almeno per alcuni negozi di Roma che hanno iniziato ad applicare il sistema a rate anche per capi di abbigliamento, oggettistica, borse e scarpe. Da via Nazionale a via del Tritone fino a via del Corso.
Nelle strade dello shopping penalizzate prima dalla pandemia e poi dal calo dei consumi e solo da ultimo in leggera ripresa per il ritorno dei turisti, c'è chi ha iniziato a far di necessità virtù. «A fronte di una situazione particolare - confida un negoziante di via del Corso - permettere di dilazionare il pagamento può aiutare sia noi che i clienti». I primi sono certi di vendere un capo anche se con un ritorno monetario dilazionato, i secondi si sentono più invogliati ad acquistare. «Anche nei mercati rionali per certi versi sta tornando questo meccanismo - commenta Romolo Guasco, direttore della Confcommercio Roma - segna nel conto dice il cliente al titolare del banco che appunta la spesa di giornata chiedendo poi il pagamento a fine mese». Chiaramente in questo caso, diversamente dai negozi di abbigliamento, entra in gioco anche la conoscenza del cliente stesso e quella fidelizzazione magari maturata negli anni. «Il problema è che c'è una riduzione della liquidità - prosegue Guasco - dovuta anche ai rincari energetici.

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LA SPONSORIZZAZIONE
Di certo questo nuovo meccanismo di rateizzare gli acquisti di largo consumo svela da una parte il desiderio dell'operatore di soddisfare la clientela e rendere così reali gli acquisti».
Tecnicamente sulle vetrine di diverse attività commerciali, analogamente a quanto avviene con le insegne che annunciano i saldi di stagione, c'è già chi ha affisso cartelli con su scritto possibile rateizzazione.

Lo spiega un negoziante del Tridente: «Alcuni clienti ce l'hanno chiesto, se era possibile pagare a rate o dilazionare l'importo. In verità per alcuni clienti storici lo facevamo da tempo ma c'è un rapporto di fiducia quindi capitava di dare un capo prendere un acconto e vedersi saldare poi il conto magari alla fine o all'inizio del mese». E per i nuovi? Senza rischiare di cadere nella trappola del ti pago domani ma poi sparisco? «C'è chi usa delle App create appositamente a tutela dei negozianti e pure dei consumatori». Molte boutique anche di marchi di largo consumo hanno iniziato a promuovere l'utilizzo di un'applicazione che si chiama ScalaPay (non è l'unica) e che funge da tramite nella rateizzazione.

 


LE APP
In sostanza il venditore viene pagato dall'App che acquista il debito del cliente e che poi si rifà poi su quest'ultimo, il quale iscrivendosi all'applicazione naturalmente dà alcune informazioni tipo la carta di credito su cui verrà prelevato il dovuto. Un po' come il meccanismo che sul fronte turistico attua Booking al momento delle prenotazioni senza pagamento immediato. E allora dal Nomentano all'Eur diversi negozi che trattano grandi marchi o firme di alta moda hanno aderito al sistema. E come vanno le vendite? «Di certo il mercato è ancora fermo o almeno sono lontani i risultati del periodo prepandemico, il centro storico - spiega Massimo Bertoni, a capo della Federmoda - si sta desertificando, molte attività hanno chiuso e anche questo nuovo fenomeno dimostra che la ripresa è lontana». I saldi estivi si sono chiusi male rispetto alle aspettative delle categorie di settore. Le vendite sono tornate ai livelli del 2019 ma non si è registrato un aumento e dunque un guadagno. Per farla breve, si è andati in paro. Senza contare che - sulla base delle analisi svolte da Confcommercio e Confesercenti - nel corso della pandemia e per tutto il 2021 le attività che hanno chiuso sono state circa 20 mila.

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