L’Nba dipinge Roma, il murale da sogno di Piskv: «Una storia di passione, amicizia e fratellanza»

Sulla parete di una scuola poco distante dalla Luiss l'opera "I feel this game"

L’Nba dipinge Roma, il murale da sogno di Piskv: «Una storia di passione, amicizia e fratellanza»
di Alessandro Rosi
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Mercoledì 21 Settembre 2022, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 17:44

“I feel this game”. Si intitola così il murale realizzato dall’artista Piskv a Roma per i 75 anni dell’Nba. Una frase che è l’unione tra il motto dell'Eurolega “I feel devotion” e quello della lega americana “I love this game”. Si trova sulla parete di una scuola, l'IC in piazza Winckelmann, poco distante dalla Luiss, e si guarda dall’alto verso il basso. Un’ascesa, una scalata verso il sogno: il titolo del campionato di basket più famoso al mondo. Ma anche un messaggio per tutti i ragazzi che giocano nel campo da minibasket lì vicino: nulla è impossibile. L'opera è dedicata a un ragazzo romano scomparso a 33 anni, Valerio D'Angelo giornalista romano che scriveva per La Giornata Tipo. La National Basketball Association si è imbattuta nella sua storia e ha deciso di raccontarla con “Creators Series", una serie di opere d'arte originali commissionate ad artisti provenienti da tutta Europa. E per l’Italia è stato scelto Francesco Persichella.

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Fransceso, come ti hanno contattato?

Il primo contatto è stato l’anno scorso, verso settembre.

Ho ricevuto la mail da parte dell’Nba. Per me era inaspettato. Mi hanno detto del progetto di coinvolgere diversi artisti di vari paesi per celebrare i 75 anni dalla nascita della lega e realizzare un’opera specifica. Nel mio caso una di street art.

Com’è nata l’idea?

Abbiamo voluto scegliere delle figure che potessero raccontare la storia del basket in Italia. Così abbiamo deciso di rappresentare Manu Ginobili e Marco Belinelli come figure principali.

Perché hai scelto loro?

Belinelli è l’unico giocatore italiano ad avere vinto un titolo Nba e con Ginobili raccontano una storia di amicizia: sono cresciuti insieme in Italia, entrambi hanno giocato alla Virtus Bologna, si sono ritrovati nella stessa squadra Nba (i San Antonio Spurs) e hanno vinto anche l’anello. C’è un legame che parte dall’Italia e arriva in America.

Ci sono poi altre due figure nel murales.

È una fotografia in cui ci sono il giornalista Valerio D’Angelo e suo fratello. Era un giornalista romano della Giornata Tipo, uno dei più affermati nel basket internazionale. Ha intervistato molti giocatori tra Europa e America, inoltre aveva una collezione di canotte invidiabile. Ha poi scritto il libro che dà il titolo al murale “I feel this game”: è il mix tra due frasi: una dell'Eurolega “I feel devotion” e l’altra il motto dell’NBA “I love this game”. L'immagine rappresenta due ragazzi che giocano e sognano. La gente che passa magari non sa chi sono, però non è importante.



Come avete scelto il posto?

È una parete di una scuola, l'IC in piazza Winckelmann, ed è un quartiere caro a Valerio, dove abita il fratello. La sua zona nativa. Lì vicino c’è poi un campo da minibasket. Volevamo che il murales fosse visto dai ragazzi che giocano a basket. Non solo lasciare qualcosa alla città e celebrare la lega.

Uno dei tre palloni è diverso, quale motivo? 

Da un lato i professionisti, dall’altro i ragazzi che giocano. E poi sono tutti allineati dal basso verso l’alto per creare una linea immaginaria verso il trofeo.

 

Hai realizzato tre murali a Roma: uno a San Lorenzo, l’altro di Kobe Bryant al PalaTellene. In questo hai cambiato stile?

Il murales è sempre molto legato allo studio del contesto e capire come innestare al meglio il murale nella sagoma a disposizione. Cerco di renderlo sempre unico, poi c’è uno stile comunque perché tutti e tre hanno forti componenti geometriche. In questo ho cercato di rendere i giocatori più realistici.

Quella che c’è sempre è la corona, la tua firma.

È un tributo a Jean-Michel Basquiat, un artista da cui traggo ispirazione. Lui usava la corona nei quadri e io l’ho ripresa come icona, come anche tanti altri.

L’Nba lascia il segno a Roma, ti piacerebbe portare la lega al Sud, come al tuo paese natale Canosa di Puglia.
 

Certo, perché no. Ma i lavori per strada sono universali, li puoi fare in qualsiasi posto, poi il messaggio viaggia tramite i social.

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