Roma, tornano i centurioni: l'ordinanza è scaduta ma il Campidoglio l'ha dimenticato
Il numero uno attuale, Antonio Di Maggio, uomo d’ordine, carattere sanguigno, soprattutto uno dei pochissimi dirigenti comunali di alto rango apprezzati sia dalla maggioranza grillina che dai banchi dell’opposizione, lascerà la Municipale tra giugno e luglio. Parecchi mesi prima di quanto si pensasse. A scalzarlo dalla poltrona di comandante, dove era approdato a marzo del 2018, è una legge spietata, che guarda solo l’anagrafe e non certo i meriti: la pensione. L’ultima riforma del pubblico impiego non consente deroghe e impedisce a chi ha raggiunto l’età per ritirarsi di incassare compensi di qualsiasi natura da un ente istituzionale e di svolgere ruoli che «comportino funzioni dirigenziali o direttive».
La Municipale, quindi, deve cambiare capo. Non tra novembre e dicembre, come era stato calcolato all’inizio del mandato di Di Maggio (classe 1952), ma tra poche settimane. Della serie a volte ritornano, tra i favoriti per la successione a Di Maggio c’è il suo predecessore. Diego Porta, 59 anni, attuale capo della Protezione Civile romana e del Dipartimento Sicurezza del Campidoglio, è in pole per rientrare nelle stanze da cui aveva dovuto traslocare, dopo un anno e mezzo appena di incarico, a marzo dell’anno scorso.
Dopo l’avvicendamento, Porta aveva fatto ricorso e a febbraio un giudice gli ha dato ragione: l’ex capo dei caschi bianchi, ha sentenziato il Tribunale del lavoro, va reintegrato oppure tocca adeguargli lo stipendio per farlo combaciare a quello che aveva prima, quando era comandante. Con Di Maggio in uscita, il M5S potrebbe chiudere il contenzioso senza strascichi, reinnestando Porta sulla tolda di comando della Polizia locale fino al termine del contratto originario, che aveva una durata di tre anni.
E Di Maggio? Nel M5S sono sicuri: «Non farà il pensionato a Turania», il paesino di 247 anime, nel cuore della Sabina, di cui è sindaco da dieci anni, per passione. Raggi non vorrebbe privarsi di un dirigente di grande esperienza, capace di rilanciare il Corpo dei vigili a suon di assunzioni (oltre 700 nuovi agenti sono stati arruolati solo nell’ultimo anno, grazie al piano messo a punto dall’assessore al Personale, Antonio De Santis) e che in questi mesi ha portato a termine blitz estremamente delicati, come lo sgombero del Camping River, l’estate scorsa, e poi delle ville Casamonica al Quadraro, operazione che ha visto il coinvolgimento di 500 agenti.
IL FUTURO
C’è chi, dentro al Movimento, vorrebbe Di Maggio come assessore alla Legalità, anche se lui, finora, avrebbe fatto capire di non essere interessato a un ruolo politico. Potrebbe allora restare in Campidoglio come super-consulente (ma gratis) per la sicurezza, un ruolo tecnico, più gestionale. Una cosa è certa: gli stellati non vorrebbero proprio fare a meno di uno dei pochi uomini che, in questi anni difficili al governo di Roma, ha portato a casa risultati. E in tanti, a Palazzo Senatorio, già da qualche giorno vanno dicendo: «Un altro così, dove lo troviamo?».
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