Dai clan alla promozione in D: la rimonta del Montespaccato

Dai clan alla promozione in D: la rimonta del Montespaccato
di Marco Pasqua
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Domenica 21 Giugno 2020, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 12:16

Appena due anni fa, il Montespaccato calcio era il fiore all'occhiello di zio Franco Gambacurta, che tutti chiamavano l'uomo con la coppola. Per intenderci: era lui, secondo carabinieri e procura, il boss della droga, poi finito in manette nell'ambito dell'operazione Hampa. Si faceva vedere ad ogni partita della sua squadra, anche per accrescere la fama all'interno di questa borgata di Roma ovest. Era proprio sua, tanto che il direttore generale era il figlio, Valerio, mentre il capitano era il nipote, Tiziano.

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Nessuno né i Gambacurta e neanche i residenti intimoriti da quel clan poteva immaginare la seconda vita di questo gruppo, culminata, in queste ore, con la promozione in serie D, 40 anni dopo l'ultima esperienza nel campionato nazionale. Una rinascita che inizia a giugno del 2018, quando, grazie all'operazione dei militari, il Montespaccato viene sequestrato e sottoposto ad amministrazione giudiziaria. E, stavolta, quella che era cosa del clan, finisce nelle mani della legalità: d'intesa con il tribunale e la regione Lazio, di Nicola Zingaretti, la squadra viene affidata all'Ipab Asilo Savoia. E' allora che iniziano ad arrivare avvertimenti, più o meno diretti a chi ha deciso di gestire la rinascita. Messaggi sui social con simboli di bare ma anche riferimenti ai luoghi di residenza del presidente di Asilo Savoia, Massimiliano Monnanni. «C'era diffidenza, all'inizio ammette la vecchia gestione faceva di tutto per metterci in cattiva luce e dimostrare che non eravamo in grado di portare avanti la squadra».
 

 


Ma i fatti hanno poi smentito i criminali avvelenatori di pozzi. In due anni, gli iscritti alla scuola calcio sono aumentati del 30%, mentre le rette sono state ridotte del 25% e sono previste oltre 100 gratuità per famiglie in stato di bisogno. Il Centro sportivo di via Stefano Vaj è stato intitolato al sacerdote vittima della mafia, don Pino Puglisi. E, adesso, il passaggio di campionato, che arriva dopo il ripescaggio del 2018, quando la squadra era stata retrocessa in Promozione. «E' una bellissima storia italiana», ha detto, ieri, Zingaretti durante la festa organizzata nel quartiere. «Perché non invitate la Nazionale di calcio ad allenarsi qui?», ha proposto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. «Abbiamo ricostruito una squadra ricorda Monnanni era rimasta solo quella juniores, perché molti giocatori, che evidentemente erano vicini al clan, hanno preferito lasciarci». E così, mese dopo mese, arrivano i fuoriclasse. C'è il capitano, Bruno Sismondi, italo-uruguayano; e poi Florin Tariuc, 24 anni, che vive da sempre nella borgata; e poi il capocannoniere Diego Gambale (24 reti in 24 partite), che, in passato, ha rifiutato anche offerte dalla serie D; le stesse che ha declinato Andrea De Marco, arrivato a dicembre. «Questi giocatori sono con noi, perché credono in questo sogno, che sancisce la vittoria della legalità», chiosa Monnanni.

LA CONFISCA AI CASAMONICA
A Montespaccato così come alla Romanina, dove solo qualche giorno fa è stata sequestrata la famosa villa rossa dei Casamonica, un lussuoso immobile con piscina a pochi metri da altre due proprietà strappate al clan: «In una abbiamo ospitato un centro per l'autismo - ha ricordato Zingaretti l'altra, abusiva, è stata abbattuta e oggi c'è un parco bellissimo. Lunedì avvieremo le pratiche e la Regione chiederà che ci venga consegnata anche la terza per ridarla al quartiere. Quel triangolo di Roma era infrequentabile - ha concluso - Ora sarà il luogo della rinascita e della legalità».

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