Roma. «Fate troppo rumore», imprenditore punta una pistola in faccia agli operai

«Fate troppo rumore». E punta una pistola in faccia agli operai
di Marco De Risi
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Sabato 1 Agosto 2020, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 16:54

Da un contesto criminale internazionale è finito ad essere incolpato di un reato più banale: quello di minacce aggravate. Dal suo terrazzo nel Centro di Roma, ha pensato bene di minacciare degli operai perché facevano rumore. Una storia della quale si sono occupati i poliziotti del commissariato Villa Glori. È capitato all’imprenditore cinematografico Luca Macchiavelli finire un’altra volta nei guai giudiziari. L’uomo d’affari è agli arresti domiciliare per un provvedimento sul riciclaggio. Quindi, sarebbe dovuto stare nella sua abitazione lussuosa senza infastidire nessuno. Qualcosa, invece, è andato per il verso storto. Il produttore, forse svegliato di soprassalto, ha perso le staffe e, secondo la ricostruzione della polizia, ha afferrato una pistola con la quale ha minacciato gli operai che stavano lavorando al piano di sopra. Il troppo rumore ha fatto essere violento Luca Macchiavelli. Ieri mattina, infuriato, ha preso la pistola e dal balcone l’ha piazzata ad altezza d’uomo mirando un operaio. 

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LA FURIA
«Troppo rumore, dovete farla finita», ha gridato il produttore con l’arma in mano. Ecco che gli operai (spaventati) si sono rivolti alla polizia. Quando gli agenti hanno bussato all’abitazione di Macchiavelli, lui ha aperto e, sembra, abbia tergiversato sull’uso dell’arma. Ma, i poliziotti hanno trovato una pistola dentro un armadio, la cui descrizione coincide con quella fatta dagli operai. «Un’arma che deve essere una semiautomatica, grossa e nera». Proprio come quella detenuta dal produttore che si è visto recapitare l’ennesimo procedimento giudiziario. L’arma non può sparare ma è identica ad una pistola vera e non ha il tappo rosso. Ecco che, quindi, è illegale usarla e a maggior ragione usarla per minacciare qualcuno per il troppo rumore. Così il produttore è stato denunciato per minacce aggravate e la pistola è stata sequestrata.

Un’altra grana giudiziaria per Luca Macchiavelli che è risultato coinvolto non in un’inchiesta qualsiasi, ma sarebbe finito in una vicenda che assomiglia ad un’inchiesta da film: a quelle indagini che si vedono nelle “fiction” di grido. Il produttore fu arrestato addirittura su mandato della Dea, uno dei massimi organi della polizia americana. Un’entità, la Dea che si occupa di narcotraffico in grande stile. E sarebbe questo il contesto per cui Macchiavelli è agli arresti domiciliari. È accusato di avere riciclato milioni di euro, provento della droga messicana che seguiva una pista che sfociava fino negli Stati Uniti. L’operaio che ha denunciato ieri l’uomo con la pistola ha pensato che fosse un condomino qualunque. Invece no, il produttore cinematografico è finito in indagini quasi planetarie. Nel 2019 fu arrestato dalla polizia mentre soggiornava in un esclusivo Hotel di Venezia. Gli agenti lo sorpresero nella camera d’albergo e gli notificarono il mandato di cattura internazionale con l’accusa di avere riciclato soldi frutto del narcotraffico in grande stile. Non solo, finì in un’altra inchiesta nel 2003 anche questa di spessore sovrannazionale. Sarebbe stato accusato di avere organizzato un’attività di spaccio nella Roma bene. E in quell’occasione furono ascoltate una schiera di attrici, anche famose, che risultavano essere inserite nella rubrica del produttore. 

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