Metro, beffa scale mobili: la ditta sotto inchiesta chiede 2 milioni di danni

Metro, beffa scale mobili: la ditta sotto inchiesta chiede 2 milioni di danni
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 11 Maggio 2019, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 08:54

Cara Atac, dacci 2 milioni di euro. Firmato: la ditta che fino a un mese fa si occupava delle scale mobili della metro A di Roma, quelle collassate e chiuse a ripetizione, da piazza della Repubblica a Barberini. «È uno scherzo?», si chiedono nel quartier generale della municipalizzata, in via Prenestina. No, tutto vero. La richiesta di risarcimento è già stata protocollata al Tribunale civile, sezione specializzata in materia d'impresa. Con questa mossa, che per la società comunale e per il Campidoglio ha il sapore amaro della beffa, l'impresa di Napoli finita sotto inchiesta per le riparazioni, pretende ora un indennizzo milionario dalla partecipata dei trasporti. Colpevole, secondo il ricorso, di avere stracciato «indebitamente» il contratto siglato nel 2017 dopo la sequela di incidenti sulle rampe. Cedimenti che hanno portato la Procura a iscrivere 12 nomi sul registro degli indagati, tra cui proprio i manutentori e alcuni dirigenti di Atac.
«Il danno quantificato si aggira tra uno e due milioni di euro, i nostri legali stanno ultimando i calcoli, ma una prima richiesta è già stata spedita al Tribunale delle imprese, a metà aprile», racconta Giorgio Del Vecchio, il titolare della ditta campana che due anni fa si era aggiudicata la commessa milionaria, in asse con una società di Roma. E con un ribasso del 49,7%.

LE FALLE
Secondo la Procura, che indaga sulle manutenzioni e sugli incidenti a catena, «gli interventi di riparazione non correttamente eseguiti potrebbero aver inciso in senso negativo sul corretto funzionamento degli impianti». E il consulente tecnico incaricato dai magistrati, dopo un sopralluogo sulla scala della stazione di Barberini, avrebbe scoperto una riparazione al sistema dei freni effettuata con fascette metalliche stringitubo. Senza il rimpiazzo di ricambi e perni. Circostanza su cui è intervenuta di recente anche la sindaca Virginia Raggi: «Siamo molto arrabbiati - ha scritto la prima cittadina su Facebook - perché abbiamo visto che i lavori di manutenzione fatti dalla ditta incaricata da Atac, ce lo ha confermato il Tribunale, erano fatti male: riparazioni con fascette del ferramenta, ponti elettrici fatti male». Sarebbe questo il motivo, secondo Raggi, per cui Repubblica aprirà solo fra due mesi (è chiusa dal 23 ottobre...), mentre per Barberini nulla è dato sapere, la fermata «è ancora sotto sequestro della magistratura e non possiamo intervenire», ha detto la sindaca.
La ditta di Napoli, a cui Atac ha spedito un conto da 500mila euro per le penali, è convinta invece di avere fatto tutto a regola d'arte. E per questo non solo ricusa le sanzioni, ma rilancia contestando la risoluzione del contratto. Col danno sostanziale e d'immagine conseguente. «Abbiamo rispettato con diligenza e oculatezza tutti gli obblighi contrattuali», è la linea.

LE ACCUSE
Secondo l'impresa estromessa, sarebbe Atac ad avere tenuto condotte scorrette sulle scale. «A fine febbraio, a Barberini, hanno tenuto le scale aperte di notte, fuori dall'orario di servizio, per trasportare dei pesantissimi accumulatori di carica elettrica, ma un peso statico del genere può creare danni - dice sempre Del Vecchio - I nostri legali hanno chiesto ai pm di acquisire i video». Potrebbe non essere stato un caso, sostiene, «che alcuni gradini siano saltati solo 48 ore dopo».
 

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