Il disastro delle metro A e B: quasi 100 gli impianti guasti tra scale mobili e ascensori

Il disastro delle metro A e B: quasi 100 gli impianti guasti tra scale mobili e ascensori
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 21 Giugno 2019, 00:59
Quota 100 è vicina: ieri nelle stazioni della metro di Roma erano kappaò, contemporaneamente, 92 tra scale mobili e ascensori. Poco meno di un impianto su 6 fuori gioco, praticamente tutti sulle linee A e B. «Colpa della vecchia ditta di manutenzione, che abbiamo mandato via», ripete da settimane Virginia Raggi, davanti alla vergogna delle due fermate chiuse da mesi nel cuore di Roma, a piazza della Repubblica e a Barberini (la terza, a piazza di Spagna, ha riaperto a maggio dopo un mese e mezzo).

Non dice, la sindaca, che la ditta in questione è stata arruolata dalla sua amministrazione. Insomma, dalla governance di Atac scelta da lei (quella capitanata, nello specifico, dall’ex amministratore unico Manuel Fantasia, nominato a settembre 2016 e poi rimosso due anni fa). È a metà 2017, difatti, che la più grande partecipata dei trasporti d’Italia affida con un bando le riparazioni di 654 impianti a una ditta di Napoli, consorziata con un’impresa romana. Con un ribasso del 49,7%. Nessuno contesta i risparmi e si procede con l’aggiudicazione. Dopo si è scoperto - questo almeno ha sostenuto un consulente della Procura - che certe scale mobili sarebbero state riparate con le fascette, modello stringi-tubo, per intenderci.

Quanto avvenuto poi è cosa nota: il 23 ottobre 2018 è collassata la rampa della fermata di Repubblica, una delle più frequentate della Capitale, in pieno centro, a due passi dalla stazione Termini. Decine di feriti. Raggi arrivò sul posto e disse: «Dalle testimonianze sembra che alcuni tifosi stessero saltando e ballando sulle scale». Tutto falso. Non saltava nessuno, come hanno mostrato le riprese delle telecamere. E anche se lo avessero fatto, un impianto del genere avrebbe dovuto reggere ampiamente il colpo. Da allora la metro di Repubblica non ha mai riaperto. Sono passati otto mesi. «Atac si è impegnata a riaprire entro i primi di maggio», prometteva a marzo la giunta Raggi. Siamo a fine giugno, i cancelli sono chiusi. Alcuni negozi della zona sono falliti.

INCIDENTI A CATENA
Sembrava un caso isolato, invece era la prima tessera del domino a venir giù. Un’altra scala si è accartocciata nel metrò di piazza Barberini, sempre sulla prima linea. A quel punto Atac ha dovuto chiudere tutto: Barberini e pure la fermata prima, a piazza di Spagna, dove era attivo un impianto gemello. Risultato: per un mese Roma non ha avuto una stazione della metro aperta in centro storico. Tre fermate di fila coi cancelli sbarrati. Solo Spagna per ora ha riaperto, si diceva. Per Repubblica si parla di luglio. Per Barberini non c’è nemmeno una data. «A ottobre, se va tutto bene», dicono nel palazzone di via Prenestina che fa da quartier generale all’Atac.
Magari si trattasse di tre stazioni. Anche quelle che faticosamente restano aperte scontano i danni della manutenzione colabrodo, come sanno bene i pendolari. Basta dare un’occhiata ai report giornalieri della partecipata. Un bollettino di guerra. Quello di ieri? «Stazione Ponte Lungo: scale mobili fuori servizio»; «Stazione San Giovanni: scale mobili fuori servizio»; «Stazione Vittorio Emanuele: scale mobili fuori servizio». Stesso discorso a Cipro, a Valle Aurelia, a Flaminio. Più tutti gli ascensori e i montascale fuori uso. E sulla linea B scale rotte a Tiburtina, al Policlinico, alla fermata di Piramide, all’Eur-Magliana, alla stazione di Laurentina.

BEFFA RISARCIMENTI
Secondo la Procura, che da mesi ormai indaga sulle manutenzioni e gli incidenti a catena, chi avrebbe dovuto riparare gli impianti, ha peggiorato le cose: «Gli interventi non correttamente eseguiti potrebbero aver inciso in senso negativo sul corretto funzionamento». L’ultima beffa: ora la ditta cacciata dal Comune ha deciso di chiedere i danni per il contratto stracciato. E vuole un risarcimento di due milioni di euro.
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