Metro A Repubblica, Anna simbolo della crisi dei commercianti: «Noi abbandonati, io chiudo»

Repubblica, sei mesi di stop: «Noi abbandonati, io chiudo»
di Alessandra Camilletti
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Mercoledì 24 Aprile 2019, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 11:07

«Lo scorso Natale ho incassato 14mila euro, l'anno precedente erano stati 24mila. Natale è il periodo in cui i commercianti sperano di incassare per due, tre mensilità anche per far fronte alla nuova collezione. Io sono solo riuscita a coprire le spese, tra affitto, stipendi, bollette e pagamento della merce e non sono riuscita a comprare la merce primaverile». E di lì in avanti i problemi non hanno fatto che crescere, racconta Anna Jaros, commerciante di una piazza Esedra orfana da sei mesi della fermata Repubblica della metro A. «Sono la prima commerciante a chiudere l'attività sottolinea Ma oggi questa è una realtà problematica per tutti». Il conta-giorni degli operatori della piazza segna oggi 182 giorni dal 23 ottobre, quando saltò il meccanismo di una delle scalinate della metro e lì si ferirono 24 tifosi del Cska Mosca. Indicazioni nuove sulla riapertura fanno sapere fonti del Campidoglio non ci sono, resta valida quella della prima decade di maggio.

Ieri erano sei mesi giusti. Il Comitato riapertura metro Repubblica che attende per il 29 un incontro con l'assessore Linda Meleo è sceso in piazza, ironicamente con torta e calici di champagne per festeggiare la ricorrenza. E da giorni il portavoce Angelo Mantini manifesta con cartelloni e megafono. In sei mesi molte cose sono cambiate, tranne lo stato della metro. A cui invece si è aggiunto il blackout di Barberini e Spagna. E per Anna è iniziata un'altra conta, non all'indietro verso il 23 ottobre, ma in avanti, perché da qui ad un mese tirerà giù per sempre la saracinesca, un'attività di vendita di intimo nella galleria Esedra. Come sono cambiate le cose in questo periodo? «Avevo avuto qualche problema prima, ma avevo un piano di rientro, contavo nel Natale spiega Anna Jaros e invece con la chiusura della metro la situazione si è appesantita. Qui non viene più nessuno, né i turisti né i clienti che prima si fermavano uscendo dal lavoro. Alle cinque del pomeriggio è il deserto. A novembre ho dovuto licenziare una dipendente. Non sono riuscita a pagare l'affitto, che è di seimila euro al mese, ed è arrivato lo sfratto. A quel punto ho deciso di chiudere e, pur di non avere magazzino, che sarebbe un altro costo, ho iniziato una svendita sottocosto: quello che prima vendevo a 40 euro più Iva ora lo metto 20-30 euro. Tra un mese, per quello che resterà, venderò a stock, che significa un euro a pezzo». E lei poi, cosa farà? «Io cercherò un lavoro come dipendente e terminerà il suo lavoro anche l'altra dipendente rimasta con me in questi mesi».

Anna racconta una situazione da «mortorio, drastica, una cosa da non credere». Paradossalmente, spiega, è la «mia svendita ad attirare un po' di gente». Qual è la differenza nella vita quotidiana rispetto a prima? «Prima c'era passaggio. Le persone prendevano la metro e si fermavano. Ora i loro tempi per gli spostamenti si sono allungati, impiegano mezzora ad arrivare al lavoro e mezzora per tornare a casa e non si fermano, se non una volta a settimana per un saluto. La galleria è vuota. Fino a un mese fa almeno si scendeva a Barberini, oggi anche con quella chiusura si fermano tutti direttamente a Termini. La gente da noi deve venire apposta».

Anna, 42enne, ha rilevato l'attività due anni fa, dopo essersi fatta un'esperienza nel settore. «Il negozio era avviato dice e il primo anno è andato benissimo. Poi ad ottobre c'è stato il problema della metro e tutto è andato malissimo». Se l'immaginava una chiusura così lunga? «No sottolinea Pensavo un paio di settimane, al massimo un mese: non può esserci una chiusura così nel cuore di Roma, che è il cuore del mondo. È impensabile in un qualsiasi Paese. Ecco, fosse stato un mese di fermo le spese si sarebbero potute recuperare. Ma così i costi si accumulano, gli incassi scendono, ed è difficile recuperare diecimila euro al mese una volta che queste cifre si sommano. Il problema della metro ci ha ammazzati». I conti di Anna dicono questo: «In precedenza, con gli incassi della prima settimana mettevi insieme i soldi per l'affitto. Con la seconda pagavi gli stipendi, con la terza facevi fronte agli acquisti e con la quarta pagavi le bollette. Ora ci vogliono quaranta, cinquanta giorni per incassare i soldi del solo affitto».

Cos'ha provato in questi mesi, in questa situazione? «Mi sono sentita abbandonata dice Anna Nessuno ci ha mai detto nulla, siamo stati lasciati nel silenzio: dal Comune nessuno ha cercato di aiutarci. Gli amministratori non sono mai scesi qui per chiederci qualcosa. Siamo rimasti in uno stato di abbandono». E che effetto le fa, chiudere l'attività? «Mi dispiace, ci ho messo me stessa».
 

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