Roma, metro Barberini, perizia choc: «Scale mobili riparate con fascette di metallo»

Roma, metro Barberini, perizia choc: «Scale mobili riparate con fascette di metallo»
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 29 Aprile 2019, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 20:06

Fascette da ferramenta per aggiustare le scale mobili della metro. Poggia su una prima prova, inquietante, l'accusa di frode alle pubbliche forniture che ha portato la procura di Roma a iscrivere nel registro degli indagati 12 persone, tra top manager di Atac e responsabili della ditta di manutenzione, la Metroroma srl. Nel mirino del pm Francesco Dall'Olio e del procuratore aggiunto Nunzia D'Elia le riparazioni sottocosto, almeno nella stazione Barberini, dove il 21 marzo è collassato un gradino di una scala di risalita che ha rischiato di risucchiare i passeggeri. Il consulente tecnico incaricato dai magistrati di effettuare un sopralluogo alla scala avrebbe scoperto una riparazione al sistema dei freni effettuato con fascette metalliche stringitubo. Senza la sostituzione di pezzi e perni. Elemento cruciale che ha spinto gli inquirenti a ritenere che la manutenzione avesse alimentato guasti, invece che eliminarli.

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LE CONCLUSIONI
«Gli interventi di riparazione non correttamente eseguiti - hanno scritto i magistrati - potrebbero aver inciso in senso negativo sul corretto funzionamento degli impianti». «Nonostante il successivo intervento manutentivo», erano state le conclusioni del perito, «permane una grave compromissione della sicurezza della scala mobile». I controlli, quindi, potrebbero essere a breve estesi a tappeto in altre stazioni. Nel frattempo si attendono le conclusioni sugli accertamenti effettuati nella stazione Repubblica dove il 23 ottobre il crollo di una scala ha fatto contare una ventina di feriti tra i tifosi del Cska Mosca. La decisione di procedere all'immediato sequestro preventivo della stazione era scattata a seguito del primo controllo e per evitare che «un maggiore afflusso sulle scale» potesse portare ulteriori rischi di guasti e malfunzionamenti e un «grave pericolo per gli utenti». Una motivazione che ha subito alzato contestualmente il tiro delle ipotesi investigative. Nel provvedimento di sequestro erano finiti, infatti, 12 indagati, tra dirigenti Atac e responsabili delle ditte di manutenzione. E per il reato di frode nelle pubbliche forniture. Non più quindi, solo per le contestazioni di lesioni aggravate e disastro colposo, avanzate dopo l'incidente a Repubblica dei tifosi russi. Il centro, intanto resta off limits con le tre stazioni chiuse: Barberini, per mano della procura, e Repubblica e Spagna, per diposizione di Atac. Già, a novembre, a un mese dal sequestro della stazione di Repubblica, i magistrati avevano concesso il via libera alla riapertura delle scale non coinvolte dal crollo. Eppure la stazione, nonostante, le ripetute proteste, in particolare degli albergatori e dei commercianti tra via Nazionale e piazza delle Esedre, è rimasta inspiegabilmente chiusa. Da maggio 2017, le manutenzioni degli impianti di traslazione metro erano appannaggio dell'Ati Metroroma Srl, capitanata dalla Del Vecchio srl di Napoli, che si è aggiudicata l'appalto triennale da 23 milioni offrendo il 49% di ribasso, per un totale di 11,8 milioni. All'indomani della notizia fornita dal Messaggero sull'ipotesi frode la sindaca Virginia Raggi ha dato disposizione di revocare il contratto.
 

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