Medici, aggressioni boom a Roma. Così il Vannini si blinda: «Raddoppiati i vigilantes»

Camici bianchi e infermieri nel mirino. I dirigenti: «Ormai c’è un clima d’odio»

Medici, aggressioni boom. Così il Vannini si blinda: «Raddoppiati i vigilantes»
di Flaminia Savelli
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Martedì 31 Maggio 2022, 23:44 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 15:01

Almeno un’aggressione al giorno nei pronto soccorso della Capitale. Così i medici da eroi, sono diventati il bersaglio di aggressioni e minacce. Un’escalation di violenza che ha costretto il pronto soccorso dell’ospedale Madre Giuseppina Vannini a raddoppiare la vigilanza notturna e diurna. Gli ultimi, finiti nelle mani di un parente di un’anziana paziente in attesa di una Tac, sono un medico e un’infermiera. Come una furia ha aggredito prima il camice bianco e poi l’operatrice con tale violenza da causarle ferite e profondi traumi. «È stato solo l’ultimo di una lunga lista di episodi. Poi abbiamo deciso di raddoppiare la sorveglianza del pronto soccorso perché medici e infermieri sono preoccupati e spaventati di questi ripetuti episodi» conferma la direzione sanitaria dell’ospedale di via di Acqua Bullicante. «La situazione si è fatta drammatica» denuncia Cinzia Sighieri, direttore del reparto Medicina d’Urgenza e del pronto soccorso: «Abbiamo affrontato l’emergenza Covid con turni massacranti, pagando un prezzo altissimo. Eppure, sembra che tutto questo sia stato dimenticato. Registriamo ogni giorno episodi di aggressività, come se si fosse instaurato nei confronti degli operatori sanitari un vero e proprio clima d’odio».

I PRECEDENTI 

Con un copione che si ripete e segnalazioni che sono arrivate da tutte le strutture sanitarie della Capitale.

A marzo, un uomo armato di coltello si era introdotto in uno dei reparti del policlinico Umberto I ferendo due medici. Ancora: a febbraio al San Camillo, un paziente no Vax e positivo al Covid dopo aver rifiutato le cure ha aggredito un’infermiera: dopo averla gettata a terra, l’aveva ripetutamente presa a calci in testa. Una situazione tanto al limite che all’ospedale San Giovanni i camici bianchi avevano organizzato un flash mob (11 marzo) per denunciare la situazione di pericolo in cui lavorano ormai da mesi. «Abbiamo più volte chiesto un serio intervento per quanto sta accadendo negli ospedali. Registriamo una media di aggressioni, tra fisiche e verbali, altissima: almeno una al giorno» segnala Stefano Barone, dirigente Nursind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche).

Secondo i camici bianchi, gli episodi di violenza sarebbero addirittura raddoppiati rispetto al periodo precedente alla pandemia: «Oggi - spiega ancora Barone - c’è ancora chi è infastidito quando viene sottoposto a tampone prima di essere ricoverato. La situazione, come abbiamo segnalato in più occasioni in passato, è molto tesa e ormai al limite. I medici e gli infermieri hanno paura e sono esasperati da questo clima. Molti ospedali, come il Vannini, stanno correndo ai ripari aumentando la sicurezza. Ma intanto continuiamo a registrare aggressioni e violenze verbali».
 

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