McDonald's alle Terme di Caracalla, stop del Mibac al cantiere

McDonald's alle Terme di Caracalla, stop del Mibac al cantiere
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Mercoledì 31 Luglio 2019, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 19:49

Un altro tassello, un altro pesante no, nella vicenda del fast food McDonald's che avrebbe dovuto aprire all'interno dell'area archeologica delle Terme di Caracalla. Il ministero per i beni e le attività culturali è intervenuto «prontamente» - come sottolinea in una nota l'ufficio stampa - per annullare, in autotutela, la procedura autorizzativa per la costruzione. E subito anche il ministro Alberto Bonisoli ha ribadito il concetto con un post su Facebook: «Avevo già espresso la mia contrarietà ad un fast food nell'area archeologica delle Terme di #Caracalla, vi informo che il Mibac ha provveduto ad annullare l'autorizzazione».

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«Dopo la revoca in autotutela del progetto per la realizzazione di un fast food alle Terme di Caracalla, da domani i cantieri saranno fermi. Con un atto firmato dal direttore generale della Direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Gino Famiglietti, il Mibac ha disposto la sospensione dei lavori». Lo rende noto l'Ufficio stampa del Mibac, precisando che il provvedimento è già stato notificato dai militari dell'Arma alla ditta esecutrice.

Già nei giorni scorsi Bonisoli era stato molto duro sull'argomento e aveva twittato: «Non mi piace l'idea così come non mi piaceva l'idea di una ruota panoramica davanti agli scavi di #Pompei. Il nostro patrimonio culturale merita di essere trattato bene, in modo dignitoso, con garbo, attenzione e tanto rispetto».

Immediato anche il plauso della sindaca Virginia Raggi: «Avanti con Mibac per stop costruzione fast food nell'area archeologica delle Terme di Caracalla. Le meraviglie di Roma vanno tutelate» twitta. La decisione del Ministero è stata preceduta da una serie di contatti telefonici tra il Campidoglio e il Mibac che hanno condiviso la necessità di una valutazione politica del progetto, prima che burocratica o amministrativa. E hanno manifestato le stesse preoccupazioni per un progetto che rischiava di impattare in modo irrimediabile su un'area archeologica e storica unica al mondo. Il progetto aveva già suscitato più di una perplessità da parte dei residenti della zona, una delle più belle della Capitale.

In molti trovavano improprio installare il fast food vicino ad uno dei siti archeologici più importanti dell'antica Roma. Certo dei 10 mila metri quadri destinati al Mc solo 800 avrebbero dovuto essere dedicati alla ristorazione (circa 250 posti), con tanto di McDrive, e 180 metri quadri, invece, occupati da una serra per mantenere il legame con l'ex vivaio Eurogarden che si trovava in quel punto.

Sull'argomento dice la sua anche il Codacons: «Il ministero ha accolto le nostre richieste e impedito un'opera che avrebbe deturpato il paesaggio del centro storico e degradato il patrimonio culturale di Roma - spiega il presidente Carlo Rienzi - Ora rimane da capire chi ha fornito autorizzazione ad un progetto così assurdo e in violazione delle stesse disposizioni del Comune, ed elevare le dovute sanzioni nei confronti dei funzionari responsabili». 

«L'amministrazione di Roma Capitale fermi uno scempio che è prima di tutto culturale: la realizzazione di un Mc Drive a Caracalla. Sarebbe uno sfregio alla cultura italiana e mediterranea: la cultura del benessere, del vivere lentamente, del mangiare sano e con piacere, uno stile di vita di cui l'Italia è maestra nel mondo e di cui le antiche Terme romane sono una testimonianza parlante».

Lo affermano in una nota oltre 60 associazioni della Capitale. «Non è pensabile accettare di accogliere in uno dei luoghi più incantevoli e preziosi del pianeta, patrimonio Unesco, la sintesi plastica di uno stile di vita e di gastronomia che confligge con la cultura della Capitale d'Italia e del Paese, e allontana da essa i suoi cittadini, soprattutto i più piccoli. Nel nuovo regolamento capitolino per il commercio per il centro della città è esclusa la possibilità di aprire fast food, proprio per non sfigurarne l'identità storica: perchè nè il Municipio I nè l'amministrazione centrale hanno vigilato sull'applicazione delle proprie stesse regole? Peraltro incentivando una mobilità insostenibile come quella dei mezzi privati, e permettendo la parziale cementificazione di uno spazio che era vivaio e giardino, e nonostante sia privato, non può sottrarsi, a nostro giudizio, anche eticamente al vincolo paesaggistico che protegge l'intera area». 
 

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