Max Giusti: «Io, un Marchese che non ha paura di confrontarsi»

Parla Max Giusti, che dal 12 ottobre al Sistina porterà in scena il celebre personaggio già interpretato da Sordi e Montesano: «Una super edizione con 30 artisti sul palco»

Max Giusti: «Io, un Marchese che non ha paura di confrontarsi»
di Ilaria Ravarino
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 17:02

Davanti al Teatro Sistina, il giorno della prima, ci arriverà in carrozza come un vero marchese. E da quella sera in poi – cioè mercoledì 12 ottobre - comincerà il percorso che porterà il romano Max Giusti, 54 anni, a diventare il terzo Marchese del Grillo della storia. Il capostipite fu Alberto Sordi, nel film del 1981 di Mario Monicelli (Il marchese del Grillo), il secondo Enrico Montesano, che proprio al Sistina portò nel 2016 un adattamento teatrale del film, satira della Roma papalina tra corruzione e povertà, cinismo e tragicommedia.

«Come mi sento? Comincia a sparire il vezzo e apparire la paura», ammette Giusti, impegnato a teatro nelle prove della commedia musicale, diretta da Massimo Romeo Piparo e adattata dallo stesso Piparo con Massimo Clementi. «Interpretare il marchese nella mia città è una sensazione bellissima, come sentirsi avvolto da un mantello fatto di Roma, delle nostre strade e della nostra gente».
 

Cosa si deve aspettare il pubblico?
«Le stesse atmosfere del film e una grande ricchezza. È uno spettacolo degno di Covent Garden (il distretto teatrale di Londra, ndr), un allestimento che non sembra nemmeno italiano. Anzi: italiano, ma d’altri tempi. Ha il fasto del grande evento, con trenta artisti sul palco».

Differenze con l’adattamento di Montesano?
«Rispetto a quello cambia l’interprete. Scherzo».

Ma l’ha visto?
«No, non ho voluto. Enrico è un grandissimo attore, ma questa occasione volevo viverla senza farmi influenzare. Da solo, con la mia storia».

L’ha invitato?
«Credo proprio che la produzione lo abbia fatto».

Quanto somiglia al film?
«Lo spettacolo è molto fedele, tranne un paio di piccolissimi passaggi che mancano per necessità di adattamento. Ma tutti i momenti chiave ci sono. I cult restano».

Cosa non può mancare?
«Aronne Piperno, il passaggio dal Papa, l’osteria, Gasperino er carbonaro. Giuro, ritrovate tutto, le battute sono fedeli».

Una battuta sull’attualità ci sarà?
«Forse qualcosa, ma solo un graffio, su Roma».

Ma rifarà Sordi o sarà Max Giusti?
«Essendo cresciuto con la filmografia di Sordi, non ho fatto nulla per allontanarmene. Ho cercato i suoi toni e l’intercalare, ma non sarà un’imitazione perché sarebbe stucchevole. L’ho fatto con uno spirito per cui spero che i fan del film non si sentano traditi».

Non teme il confronto?
«Guardi, non c’è pericolo. Sordi è inarrivabile».

Il marchese è ancora un simbolo per Roma?
«Se mi mettesse una telecamera addosso lo vedrebbe: da quando sono usciti i cartelloni dello spettacolo i tassisti mi suonano per strada, la gente mi abbraccia. Mi sento come un giocatore della Roma o della Lazio prima del derby. I romani aspettano Il marchese del Grillo non come uno spettacolo, ma come un evento».

E che effetto le fa?
«Me la sto facendo sotto».

Il momento che teme di più? «L’inizio. Lo spettacolo comincia con l’ingresso sul palco dell’ensemble e io dietro le quinte, disteso nel letto di scena, già vestito da marchese. Ecco, quello sarà il momento del terrore».

Quando potrà dirsi: ce l’ho fatta?
«Quando me lo dirà il pubblico. Su pellicola non avrei mai potuto rifare Sordi, il paragone sarebbe stato troppo forte. Ma a teatro mi sento pronto. Ce la posso fare, è il momento giusto. Voglio sentire l’affetto di 1600 persone in sala. La sera prima della prima, però, mi sa che una camomilla me la faccio. Altrimenti chi dorme?». 

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