Caso Vannini, il pg chiede la condanna a 14 anni per tutta la famiglia: «Ucciso in casa della fidanzata»

Caso Vannini, il pg chiede la condanna a 14 anni per tutta la famiglia: «Ucciso in casa della fidanzata»
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Martedì 8 Gennaio 2019, 15:53 - Ultimo aggiornamento: 18:07
Per il rappresentante dell'accusa tutta la famiglia di Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare, la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico, sono responsabili in concorso dell'omicidio volontario di Marco Vannini, il giovane morto il 18 maggio 2015 a Ladispoli, vicino a Roma. E per questo devono essere condannati a 14 anni di reclusione ciascuno.
 
 

Così il Pg Vincenzo Saveriano al processo d'appello nei confronti di Ciontoli e dei suoi familiari, davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello; a fine gennaio, l'udienza nel corso della quale ci sarà l'intervento delle difese e la camera di consiglio che porterà alla sentenza d'appello. Il 18 aprile scorso, il solo Antonio Ciontoli fu condannato per omicidio volontario; la moglie e i figli videro derubricata l'imputazione in omicidio colposo e condannati a tre anni di reclusione ciascuno. Ci fu anche l'assoluzione - con la richiesta di conferma avanzata oggi dal Pg - di una quinta imputata, Viola Giorgini, fidanzata da Federico Ciontoli, e processata per l'accusa di omissione di soccorso.

Secondo la ricostruzione dell'epoca, Marco Vannini si trovava in casa della fidanzata intento a farsi un bagno nella vasca, quando entrò Ciontoli per prendere da una scarpiera un'arma. Fatto sta che partì un colpo che ferì gravemente il ragazzo. Di lì, secondo l'accusa, sarebbe partito un ritardo 'consapevole' nei soccorsi; le condizioni di Vannini si sarebbero aggravate, fino a provocarne la morte. «Questa vicenda - ha detto il Pg Saveriano - rappresenta un unicum nel panorama giurisprudenziale in tema di qualificazione giuridica del fatto. Quanto accaduto in quella casa non poteva non allarmare quei familiari. Marco chiedeva aiuto e veniva spostato per essere lavato e rivestito? Pensate un po' la sofferenza. Eppure Ciontoli dichiara prima che la vittima era scivolato, poi che si era ferito con un pettine; invece era stato sparato un colpo».

Il rappresentante dell'accusa ha poi rappresentato il suo convincimento «del coinvolgimento di tutti i familiari in questo episodio. È stata un'azione concertata.
Questi soggetti hanno perso il lume della ragione, e nessuno ha detto che era stato esploso un colpo d'arma da fuoco. Forse Marco si poteva salvare. Hanno accettato il rischio per non fare emergere un fatto che al capofamiglia avrebbe potuto creare dei problemi. Si è trattato di una condotta illecita lontana da una condotta standard». 
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