Delitto Vannini, carabiniere indagato per favoreggiamento: «Mentì sulla morte di Marco»

Delitto Vannini, carabiniere indagato per favoreggiamento: «Mentì sulla morte di Marco»
di Emanuele Rossi
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Mercoledì 19 Giugno 2019, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:26

Il luogotenente Roberto Izzo è finito nel registro degli indagati della procura di Civitavecchia per favoreggiamento e falsa testimonianza. C'è un nuovo sviluppo sull'omicidio di Marco Vannini, il giovane cerveterano ucciso a 20 anni dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola nella villa dei genitori, a Ladispoli, il 17 maggio 2015. A mettere in difficoltà il carabiniere, ex comandante di stazione la sera della tragedia, è stato Davide Vannicola, un commerciante di Tolfa per altro amico dello stesso militare.

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LA RICOSTRUZIONE
In sostanza Il Pioniere, così è soprannominato nel suo paese Vannicola, ha raccontato che Izzo gli avrebbe rivelato che a sparare a Marco non sarebbe stato Antonio Ciontoli (sottoufficiale della Marina con un ruolo nei servizi segreti) ma il figlio Federico, presente in casa assieme alla madre, Maria Pezzillo, alla sua fidanzata, Viola Giorgini, e alla sorella nonché fidanzata della vittima, Martina. L'intera famiglia Ciontoli è stata condannata in secondo grado per omicidio colposo: il capofamiglia a 5 anni, la moglie e i figli a 3 (in primo grado per l'ex 007 era stata chiesta la pena di 14 anni per omicidio volontario). Vannicola, dopo aver riferito questa sua versione in tv a Le Iene, l'ha anche confermata, come persona informata sui fatti, al procuratore capo di Civitavecchia, Andrea Vardaro, e al pm, titolare del fascicolo, Roberto Savelli.
 

 

Il commerciante ha anche aggiunto che Izzo avrebbe detto ad Antonio Ciontoli, in quelle fasi concitate e cioè dopo lo sparo, di prendersi lui la colpa di tutto per coprire il figlio. Una ricostruzione smentita dal luogotenente Izzo che ha rispedito al mittente ogni accusa pur non rilasciando alcuna dichiarazione ufficiale. Gli inquirenti però ora vogliono vederci chiaro e hanno chiamato in procura già diversi testimoni. A cominciare dal brigadiere Manlio Amadori, in servizio in caserma il 17 maggio 2015, ma anche due carabinieri che erano di pattuglia. In più sono state ascoltate, sempre come persone informate sui fatti, la compagna di Vannicola, poi l'ex moglie di Izzo ma anche stretti conoscenti dell'ex comandante di Ladispoli, ora in servizio a Fiumicino. Altri aspetti sarebbero ora al vaglio della magistratura. Vannicola per rafforzare la tesi dell'amicizia tra Izzo e Ciontoli - ha riportato che i due sarebbero entrati assieme nel suo negozio per acquistare una borsa su misura con la fondina per la pistola proprio per il sottufficiale della Marina. Ma non è da escludere che invece la borsetta a tracolla sia in possesso di un altro maresciallo in precedenza in servizio a Ladispoli. Un altro carabiniere che quindi presto potrebbe essere sentito in Procura per dare la propria versione. Mentre va avanti il filone relativo alla nuova indagine civitavecchiese, c'è grande attesa per l'udienza in Cassazione che sarà chiamata a confermare o ribaltare il secondo grado di giudizio. I genitori di Marco Vannini, Valerio e Marina, continuano a chiedere «verità e giustizia».
 

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