Malagrotta, cosa è successo? Ipotesi incendio doloso. «Il sistema antincendio non ha funzionato»

Nonostante fosse scattato un preallarme per la temperatura l’impianto non è partito, due pompieri intossicati

Malagrotta, cosa è successo? Ipotesi incendio doloso. «Il sistema antincendio non ha funzionato»
di Michela Allegri e Alessia Marani
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Sabato 18 Giugno 2022, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 00:48

Il sistema antincendio che non scatta, o che viene attivato troppo in ritardo, il preallarme ignorato, ma anche le verifiche sulla manutenzione e, soprattutto, sui materiali arrivati all’interno della vasca da cui sono partite le fiamme. Sul maxi-rogo divampato mercoledì all’interno del Tmb2 di Malagrotta, che ha devastato una linea dell’impianto di trattamento dei rifiuti, mettendo in ginocchio la raccolta nella Capitale, la Procura indaga per incendio doloso e la combustione illecita di rifiuti. La contestazione del dolo è un atto dovuto, per dare modo a consulenti e investigatori di attivare tutti gli accertamenti necessari a fare luce pienamente sulla dinamica dei fatti. È sul funzionamento del sistema antincendio che puntano in primis le indagini dei carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, dal momento che, nonostante fosse partito un preallarme (a un certo punto la strumentazione interna aveva segnato una temperatura di oltre 80 gradi) il getto d’acqua non sarebbe entrato in funzione automaticamente. Ma non è tutto: da una prima verifica sembra che non sia andato a buon fine nemmeno l’intervento “da remoto” per attivare il sistema di spegnimento delle fiamme da parte dell’addetto alla vigilanza, incaricato di osservare dai monitor di sicurezza la situazione all’interno della vasca di stoccaggio del cdr, cioè il combustibile da rifiuto. In quella vasca, alle 17,20 è scoccata la prima scintilla, come emerge da un video agli atti dell’inchiesta.

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L’INTERVENTO
Una delle ipotesi è che, vedendo le fiamme sugli schermi, l’operaio sia effettivamente andato a “puntare” i manicotti in direzione del rogo, ma sarebbe arrivato troppo tardi: il fuoco aveva già compromesso la linea elettrica e, quindi, l’impulso ai puntatori potrebbe non essere nemmeno arrivato.

Da chiarire quindi se ci siano state lungaggini nell’attivazione del dispositivo di sicurezza da remoto, che potrebbero avere pregiudicato un intervento tempestivo di spegnimento dell’incendio, permettendo alle fiamme di propagarsi veloci e raggiungere il “sottobosco” dei rifiuti stoccati in grandi quantità e disidratati, pronti per essere trattati nel gassificatore. Non è esclusa nemmeno la possibilità di un corto circuito, che potrebbe avere interessato il nastro trasportatore dei rifiuti.

LE CONVOCAZIONI
Nelle prossime ore i carabinieri convocheranno i titolari della ditta che ha installato l’impianto antincendio e anche i responsabili della manutenzione per capire le modalità esatte di attivazione del sistema e accertare eventuali responsabilità. L’impianto, va ricordato, è di proprietà della E. Giovi, società del gruppo di Manlio Cerroni, ma dal 2018 è in amministrazione controllata in capo al ministero della Giustizia. Più difficile, sebbene non escluso a priori, teorizzare un sabotaggio del sistema, visto che non sono emersi riscontri ulteriori. Ma verranno effettuate anche verifiche su questa possibilità.

INTOSSICATI
C’è un altro fattore che potrebbe avere alimentato fortemente il fuoco: nelle immagini riprese fra le 17,20 e le 17,25 dalle telecamere della videosorveglianza interna si vede una prima scintilla sprigionarsi nel mezzo del cumulo dei rifiuti, quindi si vedono alcuni scoppiettii prima dello scatenarsi delle fiamme. Segno che nella fossa potrebbero essere stati conferiti materiali impropri, come parti di accendini o petardi che dovrebbero essere differenziati debitamente. Gli investigatori, appena i pompieri termineranno le operazioni di smassamento e bonifica dell’incendio, porranno l’area sotto sequestro e avvieranno la caratterizzazione del sito per appurare se siano stati introdotti rifiuti non autorizzati.  Proprio ieri sera, forse per il prolungato contatto con agenti nocivi, due vigili del fuoco si sono sentiti male e hanno avuto bisogno di cure sanitarie. Uno di loro è stato trasportato in codice giallo da una delle ambulanze del 118 a presidio dell’area all’ospedale Aurelia Hospital.

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