​Rifiuti, tegola Malagrotta: «Impianti fermi tre mesi». Raccolta a rischio caos

Rifiuti, tegola Malagrotta: «Impianti fermi tre mesi». Raccolta a rischio caos
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 28 Marzo 2019, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 18:50

La doccia fredda per Massimo Bagatti, amministratore unico pro tempore di Ama, è arrivata con una lettera di Colari, la società della galassia Cerroni proprietaria dei due impianti di trattamento meccanico biologico di Malagrotta. Comunica che da fine aprile saranno necessari dei lavori di manutenzione che causeranno la chiusura dell’impianto per tre mesi. Bum. È un uragano perché arriva dopo l’incendio nel Tmb di Rocca Cencia di domenica scorsa, di proprietà di Ama, che in questo momento ha dimezzato l’attività dell’impianto, anche se ieri sera è arrivata la notizia che la procura sta dando il via libera al dissequestro e quindi, da oggi, dovrebbe riprendere l’attività a pieno regime («è stata inoltre installata nel sito una centralina dell’Arpa a controllo della qualità dell’aria, anche per la tutela dei lavoratori» dicono Natale Di Cola, Marino Masucci e Massimo Cicco, segretari generali di Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel, dopo l’incontro con i vertici dell’azienda). Ma se Rocca Cencia, gradualmente e con mille difficoltà, riparte, l’Ama deve mettere già nel conto lo stop definitivo al Tmb di via Salaria, dopo l’incendio dell’11 dicembre. Se davvero per tre mesi di fermeranno i due Tmb di Malagrotta (proprietà di Colari, ma gestione di un amministratore nominato dal tribunale, Luigi Palumbo) ci aspetta l’apocalisse: Roma non saprebbe dove portare gran parte dell’indifferenziato.

Per non fermarci solo a guardare i cassonetti circondati dai sacchetti di spazzatura non raccolti e cercare di comprendere il quadro d’insieme, è utile ricordare i numeri: Roma in un anno produce circola 900 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. Per essere smaltiti in discarica o negli inceneritori devono obbligatoriamente passare negli impianti di trattamento. Bene, 415 mila tonnellate vanno proprio nei due Tmb di Malagrotta, in termini giornalieri circa 1.250 tonnellate. Il resto è distribuito tra l’unico Tmb superstite di Ama (che sta andando a mezzo servizio in queste ore) a Rocca Cencia, con circa 200 mila tonnellate all’anno, e in altri impianti della provincia di Frosinone, Latina, Viterbo e in Abruzzo. Non serve un esperto per comprendere che se manca, in un equilibrio molto delicato, il contributo dei due impianti di trattamento di Malagrotta dove passa quasi il 50 per cento dei rifiuti indifferenziati romani, il disastro è assicurato. Va anche ricordato che il 3 aprile scade il contratto tra Ama e Colari, in queste ore però è stato trovato, in extremis, un nuovo accordo. Ma come si farà se ad aprile gli impianti si fermeranno? Si dovrà ricorrere oltre che al tritovagliatore di Ostia di proprietà di Ama (già contestato dalla popolazione) anche a quello di Rocca Cencia privato (proprietà Cerroni, ma affittato a Porcarelli). Potrebbe non bastare.

Sul fronte del rogo di domenica, intanto, la sindaca Virginia Raggi ha scritto un post su Facebook per ricordare: avevo avvertito la Prefettura che serviva maggiore vigilanza. «Già il 9 ottobre 2018, ben prima dell’incendio al Salario, abbiamo inviato una nota in Prefettura segnalando che, sia i Tmb (Salario e Rocca Cencia) sia gli impianti di autodemolizione, dovevano essere monitorati per rischio incendi. Dopo il grave incendio del Salario, abbiamo inviato immediatamente al ministro dell’Ambiente Sergio Costa una lettera per chiedere, attraverso il coinvolgimento anche dei ministeri dell’Interno e della Difesa, una maggiore sorveglianza». Al ministero dell’Ambiente non nascondono sorpresa (ma forse sarebbe più giusto chiamarla irritazione) per questo post della Raggi poiché non è Costa a dovere vigilare sugli impianti.

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