Luca Sacchi, è caccia alla rete dietro ai pusher-killer

Luca Sacchi, è caccia alla rete dietro ai pusher-killer
di Alessia Marani
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Domenica 27 Ottobre 2019, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 11:29

Ora c’è da ricostruire lo scenario nel quale si inquadra l’omicidio di Luca Sacchi, il 24enne personal trainer freddato con un colpo di revolver calibro 38 all’Appio Latino. Nel mirino degli inquirenti ci sono mandanti e intermediari di quella che, stando alla ricostruzione, sembrerebbe una trattativa per l’acquisto di droga finita male. Non c’erano solo Luca e Anastasia sul luogo del delitto. Con loro, mentre i sicari scendono dalla Smart e gli vanno incontro per strappare lo zaino con i soldi dalle spalle della ragazza, ci sono due amici, testimoni oculari: M. M. C. e C. F. M.. 

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Se i quattro erano gli ipotetici clienti per l’affare concordato, il faro degli investigatori di polizia e carabinieri, adesso, è acceso su coloro che emergerebbero come i “broker”, di quartiere e venuti da fuori zona. Valero Rispoli preso a sommarie informazioni, racconta, infatti, di essere stato inviato da Valerio Del Grosso (lo sparatore) a verificare se alcune persone in zona Tuscolana avessero il denaro per compare «come convenuto» la merce. Con lui c’è Simone Piromalli. I due si recano in auto in via Latina, al margine del parco della Caffarella. Sono le 21.30, l’omicidio si consumerà alle 23. 
Rispoli spiega che lì si incontro con tale Giovanni Princi, a lui «già noto» e in quel contesto apparirebbe Anastasia che mostrerebbe lo zainetto con dentro le mazzette da 20 e 50 euro per oltre duemila euro. Fatti che, «dopo qualche reticenza», scrive il pm nel decreto di fermo a carico di Del Grosso e del complice Paolo Pirino, vengono confermati anche da Piromalli. Rispoli, Piromalli e Princi vanno al pub, alle 22.55 Del Grosso chiama al telefono Valerio e poco dopo i tre sentono lo sparo. 
 
Chi sono i ragazzi che arrivano all’Appio Latino per mediare alla trattativa? E chi ha armato con un revolver la mano di Del Grosso, pasticcere di 21 anni? Le perizie balistiche sul tamburo dell’arma e altri frammenti rinvenuti (aveva provato a distruggerla), innanzitutto, indicheranno se aveva già sparato o meno in altre circostanze. Le verifiche sui tabulati telefonici di Del Grosso e Pirino sveleranno la rete dei contatti, anche precedenti. Con intermediari, acquirenti finali e anche i fornitori. Dietro ai quali potrebbero nascondersi famiglie criminali di rango. 
Del Grosso e Pirino avrebbero lasciato le loro abitazioni a Casal Monastero e la piazza di San Basilio per raggiungere l’Appio Latino, zona borghese dove sapevano di trovare ragazzi pronti a pagare. Gli investigatori vogliono capire, con un supplemento di indagini, se la Smart, in quell’occasione, potesse fare da una sorta di “rider” della droga. Del Grosso e Pirino pusher come pony su ordinazione. Scrive Pirino su Fb a un amico: «Non te preoccupa’ che le pizze stanno per arriva’». Una frase che potrebbe essere riletta in un’altra chiave. 
 
Bisogna capire se da San Basilio sia partita una “biga”, ovvero una di quelle “contropattuglie”, anche armate se necessario, per la consegna a domicilio, di quelle usate per trattare la “merce” in zone medio-borghesi della città, dove grazie ad agganci su piazza, si è sicuri di trovare clienti con soldi a disposizione pronti a chiudere affari. Clienti che, altrimenti, più difficilmente si sposterebbero nelle strade e nei quartieri dello spaccio en-plein-air. 

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