Omicidio Sacchi, Princi: «Luca è morto, facciamoci una birra»

Omicidio Sacchi, Princi: «Luca è morto, facciamoci una birra»
di Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 00:02

«Se Luca è morto andiamo a farci una birra e un panino che sto morendo di fame». È la notte del 23 ottobre. In parametri vitali di Luca Sacchi non rispondono più. Tuttavia l’amico Giovanni Princi, regista della compravendita di marijuana che ha generato una catena di avvenimenti che hanno condotto all’assassinio del personal trainer pensa ad altro. Questa frase l’avrebbe pronunciata in ospedale. L’affermazione raccolta da un testimone è stata poi riportata agli investigatori. Mentre l’indagine avanza spedita i genitori di Luca Sacchi si chiedono chi sia Anastasia Kylemnyk. La ragazza che per 5 anni ha vissuto sotto il loro tetto.

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I DUBBI
Dalla morte del figlio, Alfonso e Concetta Galati correggono una serie di precedenti considerazioni sulla baby sitter 25enne. L’analisi adesso diventa critica, mentre sono ormai crollate le più solide giustificazioni a favore dell’ucraina. Ciò che all’inizio poteva sembrare un gesto dettato dalla disattenzione e dal dolore, adesso si trasforma in un comportamento sospetto. È Sacchi senior a spiegarlo al pm Nadia Plastina, e ai carabinieri di via In Selci, lo scorso sei dicembre. Il nodo della vicenda ruota attorno a dei codici che permettono di gestire un b&b, di proprietà della famiglia del personal trainer. Dati di cui disponeva, per volontà del ragazzo, anche “Nastja”. Un’attività che garantiva un reddito mensile intorno 1800 euro.

La 25enne, sollecitata dai genitori del fidanzato a consegnarli, li avrebbe forniti sbagliati: «Quando Luca è deceduto le abbiamo chiesto i codici dell’home banking e la gestione on-line della casa vacanza, Anastasia ci ha dato codici che non funzionavano. Io penso che vi fossero tra i 15 e i 16 mila euro», sottolinea il padre di Luca. «Tant’è che li abbiamo dovuti cambiare tutti». I giorni successivi alla morte del figlio sono avvolti da altre condotte singolari. Il 25 e 26 ottobre l’ucraina, per volontà della Galati, dorme a casa dei Sacchi. Nel letto del suo Luca.

CON LA MADRE
«Ho tentato di averla vicina a me, per farci forza», ha spiegato la madre del ragazzo. Tuttavia «la mattina seguente, dopo le 7.00, Anastasia ancora in pigiama, è uscita da casa senza dire niente. È ritornata a casa qualche ora dopo, intorno alle 11.30». Ma i conti, per i Sacchi, non tornano anche su altre reazioni della 25enne. La giovane, dopo l’assassinio del fidanzato, è di nuovo fuori dal pub John Cabot, in compagnia di Giovanni Princi, l’amico di Sacchi che secondo gli inquirenti è il regista dell’acquisto della partita di droga.

«Il tatuatore che ha il negozio di fianco al luogo dell’omicidio - spiega il padre della vittima - mi ha riferito che un’ora dopo la morte di Luca, Anastasia era lì insieme a una ragazza, che dalla descrizione penso fosse Clementina (fidanzata di Giovanni Princi, ndr), a parlare tra loro. Poi è arrivato un ragazzo, con uno scooter, che dalla descrizione mi è sembrato potesse essere Princi, ha caricato Anastasia ed il cagnolino e sono andati via». Ma ci sono altri conciliaboli tra Nastja e Clementina che innervosiscono perfino gli investigatori. A ricordare l’episodio è sempre Alfonso Sacchi: «I carabinieri avevano chiesto ad Anastasia di andare con loro. Anastasia e Clementina si sono fermate fuori dal pronto soccorso (dopo la morte di Luca, ndr) a parlare per più di un quarto d’ora, tant’è che il carabiniere ha dovuto cercarla e non trovandola si era anche un pò stranito».

Ci sono poi i movimenti sul conto corrente di Luca del 10 ottobre. Due settimane prima dell’omicidio. Il pm insiste su questo dato. Perché, in sostanza il ragazzo preleva 4mila euro.

Il padre fornisce questa spiegazione agli inquirenti: «L’unico movimento un po’ più grande è stato un prelievo di 4 mila euro. Ma quel giorno mi servivano 2 mila euro liquidi per coprire la rata del mutuo e li ho chiesti temporaneamente a Luca, che difatti li ha prelevati 4 mila. Alla fine della giornata me ne sono serviti solo mille che Luca mi ha dato», sottolinea il padre. Resta l’interrogativo sui tremila euro, e su come il giovane li abbia spesi. Inoltre Luca e il fratello avevano in casa un cassaforte. «L’avete aperta? Vi erano soldi? Avete notati ammanchi?», domandano i carabinieri. «Quando l’abbiamo aperta non c’era nulla», rispondono i genitori in coro. Padre e madre che, tuttavia, non erano stati informati dal figlio di un controllo che aveva subito il 13 ottobre dalle forze dell’ordine, in un’inchiesta della Dda. Aveva accompagnato Princi da Fabio Casale (precedenti per spaccio), probabilmente per parlare di droga.

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