Droga, le nuove alleanze dei clan per controllare lo spaccio a Roma

Droga, le nuove alleanze dei clan per controllare lo spaccio a Roma
di Mirko Polisano
4 Minuti di Lettura
Sabato 2 Novembre 2019, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 19:12

Una lotta tra clan per il controllo del territorio e faide tra gruppi opposti per contendersi il mercato degli stupefacenti nella Capitale. Potrebbe degenerare in una guerra tra i signori della droga quello che gli inquirenti, al momento, continuano a definire un «conflitto a bassa intensità» che si consuma nei quartieri di Roma tra famiglie rivali. Zona per zona i nomi storici dello spaccio insidiati da chi vuole prendersi il mercato. È cosi che nascono le grandi alleanze contro nuovi e vecchi nemici, su cui sta indagando la Dia. E l'omicidio di Luca Sacchi, il 24enne ucciso all'Appio Latino, ha portato alla luce tutto questo. A Tor Bella Monaca, principale piazza di spaccio della Capitale, gli sgarbi si pagano col sangue. E con i colpi di pistola scaricati in strada. La zona «controllata» dalla famiglia Cordaro è stata al centro di una guerra portata avanti a forza di piombo.

Luca Sacchi, parla l'amico del killer: «È stato ucciso per una rapina»

Luca Sacchi, la mamma del killer: «Sono distrutta, ora Valerio deve pagare». La famiglia di Luca: prendiamo atto
 



PATTO DI SANGUE
Da una parte i Cordaro, appunto, loro che comandavano a Tor Bella Monaca, dall'altra i Crescenzi di Giardinetti, pronti a espandersi non solo a Torbella ma anche a San Basilio. Pronti a fare il «salto di qualità». Un gruppo, quello dei Cordaro, che - fonti investigative - danno rafforzato grazie all'alleanza siglata con gli Sparapano, radicati a Nettuno e vicini ai clan della camorra. Nonostante i Cordaro siano stati al centro di una imponente operazione antidroga e i loro beni siano stati sottoposti a sequestro, il clan continua a «godere di un forte consenso sociale», si legge in un'informativa della procura. Caratteristica dei Cordaro è quella di avere al vertice decisionale «alcune figure femminili» come Natascia Cordaro, figlia di Salvatore Cordaro, uno dei capoclan e Paola Palavanti, moglie di Salvatore. Il peso criminale della famiglia è stabilito dai quantitativi di droga, dalle prove di forza, dall'arsenale: non solo pistole ma se serve anche mitra. Accanto a loro, hanno giurato fedeltà gli Sparapano per fare fronte comune nella guerra contro i nemici del gruppo federato Crescenzi - Grillà. Sono «pericolosi» e dal grilletto facile i Cordaro, avendo un arsenale a disposizione. Un anno fa, crivellarono per errore in strada una smart scura solo perché pensavano che dentro ci fosse qualcuno del gruppo rivale dei Crescenzi.

San Basilio, periferia est della Capitale, gli spacciatori si gestiscono l'angolo di strada e la fascia oraria. Sono al soldo delle famiglie storiche dello spaccio: Cimino e Monterisi, diventato un unico sodalizio per contrastare chi prova a mettere piede su una tra le più rinomate (e più renumerative) piazze di spaccio di Roma. Non ci sono solo i pusher solitari che vogliono farsi largo, ma anche i gruppi organizzati. Tra questi ci sono i calabresi, esponenti del clan Marando, una delle ndrine di Plati che da qualche mese hanno iniziato a gestire un volume di affari proprio a San Basilio.

È la cocaina l'oro della mafia calabrese. Al Tuscolano, Il clan Pizzata-Pelle godeva della massima fiducia dei padrini di San Luca. Li rappresentavano nella capitale. Secondo gli investigatori la cellula ndranghetista aveva un obiettivo, che in parte ha realizzato: monopolizzare il mercato della droga capitolino, ponendosi come referente affidabile per altre organizzazioni criminali, sia collegate a diverse ndrine calabresi, sia per clan camorristici, a scapito dei Pagnozzi considerati «i napoletani del Tuscolano».

Scenario simile a Torre Maura dove i Gallace, calabresi anche loro operativi pure al Tuscolano e a San Basilio, hanno instaurato un patto di sangue con i Romagnoli, quest'ultimi reclutavano i giovani disagiati di Torre Maura da impiegare come pusher o vedette.

VERSANTE SUD
Il litorale resta terra di conquista. A Ostia, con gli Spada «decapitati» dalle operazioni di carabinieri e polizia, i Fasciani tentano di fare accordi. Il fratello del boss Carmine sta facendo accordi con i clan di Primavalle. Tra questi i Crea, organizzazione nella Capitale ormai da diversi anni, ma originari di Stilo, centro dell'alto Ionio reggino, già teatro di violente faide tra famiglie di ndrangheta e della nota faida dei boschi' che ha provocato decine di morti ammazzati tra i clan contrapposti. La piazza dell'Eur, Spinaceto e Infernetto, invece, è «roba» degli albanesi che contano anche sul contrabbando di armi dai Balcani. Infine, Acilia dove imperversa la faida tra i Sanguedolce e i Costagliola, i cosiddetti napoletani, vicini ai clan di Casal di Principe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA