«Luca, bugie sul delitto» L'ex compagno di scuola nel mirino della procura

«Luca, bugie sul delitto» L'ex compagno di scuola nel mirino della procura
di Alessia Marani Camilla Mozzetti
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Venerdì 1 Novembre 2019, 11:46

Delle due, l'una: o non ha detto la verità oppure a mentire sono stati gli intermediari di Valerio Del Grosso. Di certo, Giovanni Princi, con un trascorso per spaccio di droga, dovrà chiarire il ruolo che ha avuto la notte in cui è morto Luca Sacchi. Princi è un ragazzo dai capelli corti, che indossa degli occhiali da vista tartarugati e sfoggia vistosi tatuaggi sulle braccia. È lui, secondo quanto messo a verbale dai due intermediari del pasticcere di Casal Monastero Valerio Rispoli e Simone Piromalli ad aver mostrato lo zainetto di Anastasia Kylemnyk pieno di soldi la sera del 23 ottobre in via Latina, non lontano dal pub John Cabot per avviare la compravendita di marijuana.

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Il racconto di Piromalli e Rispoli è stato interamente trascritto nell'ordinanza del gip Corrado Cappiello con cui è stato confermato il carcere per Del Grosso e per il suo complice Paolo Pirino, accusati dell'omicidio di Luca Sacchi.
Eppure Princi nega di aver preso parte alla trattativa. Lo ha fatto all'indomani dell'omicidio quando, insieme al resto della comitiva del personal trainer, ucciso da un colpo di revolver calibro 38, e alla baby-sitter ucraina, ha trascorso la giornata all'ospedale San Giovanni. Di fronte al pronto soccorso, ha ricostruito alcuni frammenti di quella serata come se fosse uno dei tanti malcapitati spettatori: «Una Smart fourfour bianca con il tettuccio nero si è accostata, erano in due: uno alto, magro, vestito interamente di nero e l'altro un po' più basso, tarchiato con una tuta bianca con delle scritte».
 



IL RACCONTO
Non li avrebbe riconosciuti: «Non avevano il volto coperto né da fasce né da cappelli, ma era buio». Eppure, sempre dalle ricostruzioni dei due intermediari, proprio Princi avrebbe parlato prima della tragedia con Del Grosso che era arrivato sul posto rassicurandolo di andare a prenderla, «l'erba», e portarla poi all'appuntamento. Sempre Princi nel descrivere gli aggressori ha detto: «Uno è sceso aveva in mano un bastone ma come si fa ad andare in giro così». Qual è «il grado di follia di questa gente si era domandato sei un pazzo furioso se esci da una macchina con un bastone in mano». Ha parlato anche di Luca (la Procura ha dato il nullaosta per celebrare i funerali, la prossima settimana) che prima di essere colpito alla testa, ha inseguito il rapinatore e «lo ha bloccato, picchiandolo. Ma in un attimo il suo complice gli ha sparato».

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La stessa versione, il ragazzo, che abita non lontano dalla Kylemnyk e che da qualche mese aveva riallacciato i rapporti con Sacchi, lo ha consegnato la notte dell'omicidio ai carabinieri, che ascoltarono al Nucleo investigativo di via In Selci anche la Kylemnyk per oltre tre ore. La sua ricostruzione oggi appare inattendibile e non è escluso che venga riascoltato per chiarire delle evidenti incongruenze. Così come accadrà per Anastasia nei prossimi giorni. È Princi che mente? O sono gli intermediari di Del Grosso ad aver orchestrato una versione univoca? Di certo gli investigatori stanno passando al setaccio i cellulari di cinque persone per capire chi ha chiamato chi, quando e per quale motivo. E non è escluso che Princi abbia già avuto, in passato, rapporti con i due rinchiusi ora nel carcere di Regina Coeli. 

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