La preside del liceo Scientifico Righi, Monica Galloni, non usa mezzi termini: «Siamo disperati perché tornare in didattica a distanza è un danno serio sotto infiniti punti di vista: si perde la realtà dei rapporti dopo che abbiamo lavorato faticosamente per ricostruire un minimo di continuità». Nella sua scuola come negli altri 219 istituti superiori della Capitale - per non parlare di tutte le altre scuole che chiuderanno allo scattare della zona rossa, asili compresi - «35 docenti su 105 hanno già fatto il vaccino, gli altri sono tutti prenotati e che facciamo? Torniamo a un anno fa».
Lei ma anche molti altri colleghi chiedono da mesi una riflessione attenta su quello che comporta l'uso della didattica a distanza. «Non ci sono solo le circolari da firmare - conclude la Galloni - per vietare ai ragazzi di presentarsi davanti al pc in pigiama».
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I NUMERI
A conti fatti da lunedì e per almeno le prossime due settimane (nella migliore delle ipotesi) «Tutte le scuole di ogni ordine e grado - conteggia Rocco Pinneri, direttore dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio - resteranno chiuse e in dad torneranno 722.737 studenti». In tre istituti su quattro la didattica a distanza è già usata al 50% «e questo non significa che non provochi disagi o problemi», spiega la vicepresidente dell'AssoPresidi Cristina Costarelli già dirigente del liceo Scientifico Newton. «La chiusura delle scuole non si sa per quanti giorni ricadrà sulla famiglie e sull'organizzazione di migliaia di genitori soprattutto per quanto riguarda le scuole del primo ciclo», ovvero per quelle che ospitano piccoli iscritti alle materne, elementari e medie. A questo si aggiungono i già conosciuti problemi su come, nei fatti, viene portata avanti la didattica a distanza per i ragazzi più grandi.
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«I limiti alle connessioni non sono stati superati, la presenza dei device nemmeno - prosegue la Costarelli - certo, con i fondi del governo molte scuole hanno potuto acquistare pc e tablet ma moltissimi sono gli studenti tagliati fuori per svariate ragioni che vanno, appunto, dalla mancanza dei device alla scarsa connessione e all'impossibilità per una scuola di reggere troppi collegamenti». Gli studenti iscritti alle scuole superiori nel Lazio sono 251.989 «almeno il 20% - analizza il numero uno dell'AssoPresidi Mario Rusconi - non riuscirà a connettersi, a pagare il prezzo soprattutto i ragazzi che frequentano in periferia, senza contare poi la ricaduta sugli studenti con disabilità».