Lazio zona gialla, i ristoratori già contano i danni: «Se non ci andiamo persi 50 milioni»

Lazio zona gialla, i ristoratori già contano i danni: «Se non ci andiamo persi 50 milioni»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 29 Gennaio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Ancora una volta in balia degli eventi. Frastornati, confusi, spaventati - perché se il Lazio restasse in zona arancione loro dovrebbero dire addio ad altri 50 milioni di euro per mancati incassi in una settimana - e pure arrabbiati in una misura per cui «sarà difficile mantenere calma la base della ristorazione romana», spiega Sergio Paolantoni a capo della Fipe Confcommercio. Si apre oppure no? I ristoranti possono tornare a ospitare i clienti a pranzo? L’ultimo Dpcm segnerebbe semaforo verde a partire dal primo febbraio e fino a ieri mattina «c’era pure la finestra di un’apertura da domenica», prosegue Paolantoni. Poi lo scenario è nuovamente cambiato e benché i dati sui contagi nel Lazio siano in calo, così come quelli delle occupazioni delle terapie intensive e l’indice Rt ben sotto all’1%, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato ha spiegato che «sul ritorno in zona gialla bisogna attendere le valutazioni dell’Istituto superiore di sanità e le successive determinazioni del ministero della Salute».

Lazio zona gialla, il grido dei ristoratori: «Apriamo domenica, ma poi stop chiusure»

LE PERDITE

Morale? «Restiamo in balia degli eventi - conclude Paolantoni - che significa rinunciare, se le condizioni restassero quelle di una zona arancione per il Lazio, ad altri 50 milioni di incassi per una settimana.

Il Dpcm dice una cosa ma sembra non essere valida». L’agitazione si percepisce nei toni di voce di decine e decine di ristoratori che già da ieri mattina, pur avendo convocato dipendenti e chef, non hanno saputo rispondere alle richieste dei clienti: «Possiamo prenotare un tavolo per domenica?».

IL DISAGIO

E chi lo sa. «I ristoranti non sono degli interruttori che si accendono e spengono a piacimento», commenta Enrico Pierri, titolare dello storico Il San Lorenzo. «Mesi fa ero arrabbiato, ora sono rassegnato, in 67 giorni abbiamo lavorato solo 8 giorni, se l’obiettivo è farci riaprire quando arriveremo in zona bianca che lo dicessero, è diventata una barzelletta e rischia di aprire scenari ben più critici: in sole 48 ore ho ricevuto 4 telefonate di intermediari che mi chiedevano se fossi interessato ad acquistare un ristorante in centro storico». Tra l’altro chiudere un’attività da un giorno all’altro come è accaduto nel weekend del 16 gennaio «e cosa più gestibile dal riaprire un locale - aggiunge Alessandro Camponeschi, titolare dell’omonimo ristorante di piazza Farnese - perché dopo due settimane di chiusura ci sono le macchine da pulire perché si ossidano e da riaccendere oltre alla spesa da fare». Su quest’ultimo fronte i ristoratori non ci cascano più.

«Per Natale avevo ordinato pesce da San Benedetto - spiega Enrico D’Angeli, titolare del Grottino del Laziale - e poi l’ho dovuto portare a casa, stavolta la spesa non la faccio fino a che non ho la certezza di riaprire». E anche Elisabetta Girolami del Ristoro degli angeli a Garbatella dice: «Abbiamo un mercato biologico aperto anche la domenica, se mai ci dovessero far riaprire, mi sveglierò all’alba e preparerò la metà del menù» perché investire e spendere per poi dover «buttare è un’offesa». Molte attività non praticano il delivery o l’asporto per non inficiare la qualità del prodotto. «Prova a consegnarla una cacio e pepe a casa vedi come il cliente ti abbandona», conclude D’Angeli. Poi c’è il fronte dei dipendenti. «Ho dieci persone tra sala e cucina - aggiunge Fabiano Lo Faro, titolare di Osteria Circo - con arretrati di 2-3 mesi sulla cassa integrazione anticipata da me in attesa dei ristori. Vogliono tornare a lavorare ma non sappiamo se e quando potremo farlo». Da Maccarese Renatone Salvatori del Puntarossa accusa: «I costi camminano lo stesso ma noi siamo fermi, siamo stati presi di mira mentre la situazione è sfuggita di mano». E nell’aria già si sta alzano un vento di nuove proteste di piazza. 

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