Lazio, 4500 medici in fuga a causa del Covid: in pensione tre anni prima

Lazio, 4500 medici in fuga a causa del Covid: in pensione tre anni prima
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 17:41

La fuoriuscita dal sistema è fisiologica: camici bianchi e medici specialisti che vanno in pensione al termine del naturale svolgimento della carriera. Ma a causa dell'emergenza Covid, dei due anni di pandemia che sono ricaduti sulle spalle tanto degli ospedalieri quanto dei medici del territorio, è partita una corsa a lasciare prima del tempo la professione. L'andamento lo fotografa l'ordine dei medici di Roma che stima una platea di circa 4.500 camici bianchi pronti ad andare in pensione prima del tempo. «Uno scarto di almeno tre anni - spiega Antonio Magi, a capo dell'ordine - con richieste già partite laddove possibile». Professionisti che, invece di aspettare il 2026 hanno già iniziato a fare i conti per anticipare al 2023 la fine dell'esercizio. In parte il fenomeno è dovuto al carico che proprio gli operatori hanno subito in questi due anni segnati dal Covid, professionisti con alle spalle già più di vent'anni di lavoro che stanno tirando i remi in barca.

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I NUMERI
Entrando nel dettaglio l'Ordine ha contato 500 specialisti (dagli oculisti ai dermatologi) più altri 1.200 circa medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e altri 2.800 medici ospedalieri. Il conto è altro: «Circa 4.500 figure che presto usciranno dal sistema - prosegue Magi - senza che ci sia un equivalente ingresso e ricambio». Perché per quanto siano stati ingaggiati anche specializzandi agli ultimi anni per far fronte proprio all'emergenza sanitaria, il saldo resta negativo. «Sul territorio ad esempio - aggiunge ancora il presidente dell'Ordine - molte zone sia della Capitale che della Regione sono carenti di personale».
I medici di famiglia a prescindere da quelli che stanno pensando di andare prima in pensione hanno un'età media di 60 anni e dunque la riserva entro il 2026 andrà assottigliandosi sempre di più.

Motivo per cui tra le ipotesi per cercare di porre un freno all'emorragia anche quella suggerita dall'Ordine di impegnare i medici in formazione che si trovano quasi alla fine del ciclo di studi «per non lasciare davvero scoperto il territorio», prosegue Magi che aggiunge: «Con le risorse del Pnrr poi avremo nuove strutture e nuovi macchinari ma servirà personale». In questo scenario, tuttavia, non mancano le eccezioni come quelle di medici che proprio in questi due anni, pur potendo andare in pensione, sono rimasti in servizio per dare il loro contribuito in ogni forma alla lotta contro il Coronavirus. Anche qui, sempre specialisti ma pure medici di famiglia e pediatri che, laddove possibile, hanno allungato il periodo di permanenza nelle Asl o negli ospedali di alcuni mesi senza lasciare scoperto il servizio. Eccellenze a tutti gli effetti, quanto meno per lo spirito di abnegazione mostrato. Ora, a poco a poco, si torna alla normalità.


Il percorso naturalmente sarà graduale ma ad esempio la Regione Lazio sul fronte degli interventi ha già recuperato un numero monstre di operazioni chirurgiche anche in ambito ambulatoriale che con la pandemia erano state rimandate e/o sospese e sta accelerando sulle nuove, mentre i contagi, pur con qualche piccolo rialzo, restano bassi e ben inferiori alle 10 mila unità.


LA GIORNATA
Ieri in tutto il Lazio si sono contati 6.356 nuovi casi mentre si sgonfiano i reparti sia ordinari - 1.665 pazienti in tutto con un calo di 18 ingressi rispetto al giorno precedente - sia quelli di Terapia intensiva: 138 degenti, rispetto ai 148 di lunedì. E per quanto riguarda la campagna vaccinale, ieri da Rieti è partito il camper itinerante di fronte alle scuole per raccogliere l'adesione della popolazione più giovane. Nella fascia pediatrica 5-11 anni sono oltre 1450 mila i piccoli che hanno già iniziato il percorso, ovvero il 39% del totale mentre per gli adulti il 78% del target ha ricevuto la dose booster: si tratta di 3,8 milioni di persone.
 

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