Covid, la Regione Lazio: «Se la curva sale, lockdown possibile». Piano per le lezioni a distanza

Covid, la Regione Lazio: lockdown possibile. Un piano per le lezioni a distanza
di Lorenzo De Cicco e Camilla Mozzetti
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Giovedì 15 Ottobre 2020, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 13:57

Che succede se la curva dei contagi continua a correre? Alla Regione Lazio non escludono un lockdown bis, anzi. L'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, è d'accordo col virologo Andrea Crisanti, l'ideatore del modello Veneto: un nuovo lockdown a ridosso di Natale, per l'assessore di Zingaretti, «è nell'ordine delle cose, se la curva sale ancora - spiega al Messaggero - sono ragionamenti di buon senso. Speriamo che la stretta sulle mascherine, che nel Lazio è iniziata prima, il 2 ottobre, produca effetti. Lo scopriremo da qui a 14 giorni». Anche per le scuole potrebbero esserci conseguenze. All'Ufficio Scolastico regionale, che fa capo al Ministero dell'Istruzione, ipotizzano che con un indice Rt a quota 2 (oggi è a 1,2) potrebbe tornare la didattica a distanza per tutti gli studenti delle superiori. Anche molti sindacati degli insegnanti, come la Uil Scuola, sono d'accordo. «Ogni disposizione dovrà essere comunque assunta dalla Regione e dalle autorità sanitarie di concerto con il ministero», spiega il direttore dell'Ufficio scolastico, Rocco Pinneri.

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LE CHIUSURE
Per Alessio D'Amato, capo dell'Unità di crisi Covid del Lazio, un nuovo lockdown è possibile. Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, ieri ha detto che «a ridosso di Natale è nell'ordine delle cose». E l'assessore alla Sanità del Lazio si dice d'accordo: «Sono parole di buon senso. Dobbiamo prendere atto che l'epidemia corre, anche se a Roma ci stiamo difendendo. Purtroppo gli effetti del lockdown da marzo a maggio si sono esauriti, anche per l'irresponsabilità di alcuni.

Pensiamo a chi, solo pochi giorni fa, insisteva per aprire gli stadi al 25% della capienza. Polemiche surreali». Tutto dipenderà dalla curva epidemiologica delle prossime due settimane: «Da qui a 14 giorni - ragiona D'Amato - vedremo quali effetti ha prodotto l'obbligo di mascherina anche all'aperto, obbligo che nel Lazio è entrato in vigore prima, rispetto al resto del Paese. Capiremo se i contagi diminuiscono, e in quel caso non ci sarà bisogno di ulteriori misure, oppure se i buoi, per usare una metafora, sono già usciti dalla stalla».

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È lo stesso approccio che investe il mondo scuola. Al momento i contagi da Covid-19 accertati tra i banchi «sono 400 e comprendono sia studenti che docenti e bidelli», spiega il direttore dell'Ufficio scolastico regionale. Secondo l'ex Provveditorato, i numeri non sono ancora allarmanti, «in tutto il Lazio abbiamo 750mila studenti, a cui si aggiungono 90mila tra insegnanti e personale ausiliare». C'è un altro aspetto che conforta: «I contagi - dice Pinneri - in base ai tracciamenti che abbiamo fatto, sono avvenuti sempre fuori dagli istituti». Il problema sono appunto «le feste, ma anche il modo con cui si arriva a scuola». Gli istituti di Roma e provincia che hanno registrato almeno un caso sono 322. Gli effetti: classi in isolamento, alcune sedi hanno chiuso.

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Molte scuole stanno già attuando la didattica a distanza, a rotazione. A settembre, alle superiori, si era partiti con una media del 15% di tele-lezioni per istituto. Alcune scuole hanno deciso di spacchettare le classi: metà in presenza, metà connessi da remoto. Altre hanno optato per i turni: una classe a scuola una settimana, un'altra a casa e viceversa. L'ipotesi di aumentare la quota di lezioni a distanza trova scarsissimo sostegno da parte dei dirigenti. «Siamo contrari non allo strumento in sé ma all'idea che sia necessario ricorrervi solo per sopperire alle carenze del trasporto pubblico - attacca Mario Rusconi, a capo dei presidi di Roma - Non vogliamo essere lo scaricabarile di chi non ha saputo gestire la mobilità. Anche quando ci sono agglomerati di giovani fuori da pub e locali, i controlli dei vigili latitano».

 

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