Ladispoli, scarichi in mare e malori dopo il bagno: decine di turisti intossicati

Ladispoli, scarichi in mare e malori dopo il bagno: decine di turisti intossicati
di Emanuele Rossi
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Venerdì 27 Agosto 2021, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 09:20

Mal di pancia, nausea e sensazione di svenimento. Una segnalazione dietro l'altra a Ladispoli che ha fatto scattare l'allarme sulla costa sud. Questo perché decine di casi di gastroenterite sono stati accertati da studi ambulatoriali e pit della via Aurelia, dove poi si sono recati turisti e residenti raccontando di essere stati al mare, nel tratto di Palo. «Il primo della nostra famiglia a farsi il bagno in quella zona è stato mio figlio racconta il padre, Giovanni e ha avuto conseguenze».
I SINTOMI
«Di rimbalzo - prosegue - stessi sintomi per mia moglie e l'altro figlio che hanno avuto bisogno delle flebo. Io sono stato soccorso dall'ambulanza perché improvvisamente sono crollato in mezzo alla strada mentre passeggiavo. Per fortuna tutto è alle spalle. Al posto di primo intervento di Ladispoli ci hanno detto che tanti altri si erano recati lì per lo stesso motivo».

Ladispoli, malori in mare

 

C'è chi ha chiamato le Autorità marittime e chi si è sfogato pubblicamente.

La situazione ha spinto le istituzioni ad intervenire. La Capitaneria di porto ha effettuato dei controlli non riscontrando irregolarità negli impianti di depurazione (gestiti dalla municipalizzata), né nelle pompe di sollevamento a ridosso dei torrenti.

 


L'INCHIESTA
È stata allertata l'Arpa Lazio che ha effettuato delle analisi: ci vorrà qualche giorno prima dei risultati. Il sospetto è che eventuali scarichi abusivi possano aver contaminato i fossi, tra cui il Sanguinara.

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«Come amministrazione comunale conferma Filippo Moretti, delegato alle Aree protette stiamo seguendo con particolare attenzione le segnalazioni di infezioni intestinali che si sono verificate a Ladispoli. Al momento, non è stata riscontrata alcuna anomalia». Spunta fuori un'altra ipotesi, da addebitare in questo caso alle mancate piogge estive. «Non vanno esclusi aggiunge Moretti, di professione biologo fattori concomitanti con le alte temperature della stagione, intorno ai 30 gradi, e la stagnazione delle acque di mare. Inoltre la costante corrente di scirocco trasporta lungo la nostra costa le acque di numerosi fossi e fiumi a sud, non ultime quelle del Tevere.

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LA PROLIFERAZIONE
E poi la proliferazione batterica è favorita nei torrenti proprio dalle scarse precipitazioni». In realtà il divieto a ridosso del Vaccino e del Sanguinara già esiste, precisamente per 250 metri su ogni lato delle foci. Tempo fa Goletta Verde aveva bocciato i fiumi del litorale nord includendoli in quel 60% dei tratti costieri laziali «contaminati» in base alle analisi svolte tra il 23 giugno e il 3 luglio scorso. «Fortemente inquinato» a Cerveteri il fosso Zambra, a Ladispoli invece è la foce del rio Vaccina ad essere finita nella lista nera. In totale 25 i campionamenti nel Lazio, di cui 18 allo sbocco dei canali e ben 14 avevano fatto registrare cariche batteriche oltre la soglia di legge.
 

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