Morì travolto dal treno a Labico, inchiesta per omicidio volontario: «Qualcuno lo ha spinto»

Labico, morì travolto dal treno aperta indagine per omicidio volontario
di Massimo Sbardella
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 10:32
Sono passati 21 mesi da quel tragico 13 gennaio 2018 in cui, a mezzanotte e 41, nei pressi della stazione di Labico, il quindicenne Valerio Frijia venne travolto dall’Intercity diretto a Lecce. Da allora, la verità fatica a venire a galla e, dopo l’archiviazione del fascicolo per omicidio colposo nei confronti dei due macchinisti, si era parlato di un possibile suicidio. Un’ipotesi che contrasta con alcuni elementi raccolti in questi mesi, tanto che la Procura ha aperto un nuovo fascicolo, stavolta contro ignoti, per omicidio volontario.

Il padre Alessandro e il fratello Emanuele, con l’aiuto dei social e di diversi amici, continuano a fare pressioni per cercare di rompere quel velo di omertà che lascia nella nebbia la mezzora di tempo dalle 00.06, quando Valerio venne ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un vicino, alle 00.41, orario in cui è finito dilaniato sui binari. Poco più di 30 minuti, durante i quali il giovane, che si era fatto la doccia e vestito prima di uscire di casa, doveva sicuramente incontrare qualcuno. Ed è tra quelle persone che, secondo i familiari, c’è chi conosce la verità ma, per paura o complicità, la tiene nascosta.

«Non è un caso – racconta il fratello Emanuele – che la nostra scelta di aprire una pagina Facebook per chiedere la verità abbia destato scalpore e diversi mal di pancia. Circa 5000 like in poco più di un mese danno fastidio, come ha dato fastidio lo striscione affisso a settembre in piazza per ricordare mio fratello. Lo conferma l’aggressione violenta, subita da un amico che lo stava attaccando, picchiato brutalmente e finito in ospedale con una prognosi di 25 giorni. Senza contare che il figlio di quegli aggressori, che a Labico tutti conoscono, cinque giorni dopo la morte di Valerio pubblicò un post, poi cancellato, con un fotomontaggio in cui sfotteva mio fratello». Dalle chat e dalle conversazioni whatsapp, recuperate dai familiari, emerge un giro di spaccio di droga giovanile, a Labico. Ambienti in cui era rimasto implicato anche Valerio.

«Il tempo passa inesorabile – lamentano padre e fratello – e non si ha neanche il risultato dell’autopsia. Abbiamo fatto indagini per conto nostro, scoprendo un sentiero nascosto che, da uno dei parchi di Labico, conduce sopra la ferrovia, esattamente 15 metri più in alto rispetto a dove Valerio è stato investito. L’erba era schiacciata e c’erano resti di fuochi, come se si fossero bruciati dei vestiti o delle prove, ma gli inquirenti non hanno mai approfondito». Poi proseguono: «Un altro mistero riguarda il telefono: è andato distrutto a mezzanotte e 29, undici minuti prima che il treno passasse. Perché? Cosa è successo?». Troppe domande senza risposta.

Per protesta, la famiglia, non ha ancora dato sepoltura ai resti di Valerio, che restano in una cella frigorifera del centro di medicina legale di Tor Vergata. «Non sappiamo cosa sia successo – ribadisce il padre - ma è evidente ci siano persone che hanno la coscienza sporca.
Continueremo a lottare per dare giustizia a mio figlio e verità a Labico».
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