«Sento le voci», salta dal sesto piano ma resta impigliato tra i fili del bucato. Poi aggredisce due infermieri

«Sento le voci», salta dal sesto piano ma resta impigliato tra i fili del bucato. Poi aggredisce due infermieri
di Mauro Evangelisti
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Domenica 19 Gennaio 2020, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 14:16

Nuova aggressione in pronto soccorso. Ieri sera, all’ospedale San Giovanni, un tossicodipendente ha colpito due infermieri, minacciato con un coltello le guardie giurate che solo a fatica sono riusciti a bloccarlo e a consegnarlo, successivamente, ai carabinieri. Si tratta dell’ennesimo episodio di questo tipo. Ma riavvolgiamo il nastro della vicenda: il 37enne noto per problemi comportamentali e consumo di droga, solo per miracolo non è precipitato dal sesto piano di un palazzo in via Annio Felice, in zona Ardeatina. Erano da poco passate le 18 quando, in casa della nonna, ha iniziato a dimenarsi, ad agitarsi più del solito. Si sentiva perseguitato, «sento delle voci» ha detto. Poi ha scavalcato la ringhiera del balcone scivolando giù. Fortunatamente è rimasto impigliato sui fili della biancheria al piano sottostante. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di San Sebastiano e i vigili del fuoco che lo hanno portato al pronto soccorso del San Giovanni ancora «inseguito» dalle voci. È stato lì che, in attesa della visita, intorno alle 20.30 ha spinto una infermiera contro il muro e aggredito un altro intervenuto in sua difesa colpendo con un pugno un terzo, loro collega.

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La violenza e le aggressioni negli ospedali e nei pronto soccorso a Roma rappresentano una vera emergenza, tanto che nei mesi scorsi c’è stato anche un vertice tra l’assessorato alla Salute della Regione, la Prefettura e la Questura. I dati parlano chiaro: cento aggressioni all’anno, una ogni tre-quattro giorni. Nel Lazio è anche stato istituito un Osservatorio sulla sicurezza degli operatori sanitari. Spiegano in Regione: «Negli ultimi 5 anni sono state 553 le segnalazioni pervenute con una lieve prevalenza delle aggressioni verbali nei confronti delle donne. La maggior parte (il 23%) avvengono nei Pronto Soccorso, o durante il trasporto di emergenza (21%), nei Reparti Psichiatrici (17%) o nei Reparti di Area medica (11%). Nel 65% dei casi l’aggressore è un paziente, mentre nel 17,5 si tratta di un visitatore/paziente solamente nel 3,3% dei casi l’aggressore è esterno alla struttura sanitaria».
 
Se a livello nazionale si lavora su una normativa che riconosca l’aggravante di aggressione a pubblico ufficiale per chi colpisce un medico o un infermiere, su Roma si punta a maggiori controlli e passaggi delle forze dell’ordine e su una rete di videosorveglianza collegata alla questura. Si parla anche di telecamere nelle ambulanze. «Il tema della sicurezza degli operatori negli ospedali - dice l’assessore Alessio D’Amato - deve diventare una priorità».

Intanto il 37enne dopo aver aggredito gli infermieri è riuscito a scappare, si è rifugiato in un locale dell’ospedale adibito a mensa, ha preso un coltello da 25 centimetri e con quello ha minacciato il personale presente. A calmarlo i carabinieri del radiomobile che lo hanno portato in caserma dove è stato denunciato a piede libero per minaccia, violenza e lesioni a incaricato di pubblico servizio.

Per fortuna le condizioni degli infermieri colpiti non sono preoccupanti, hanno riportato solo alcune contusioni. Ma per gli ospedali romani questo caso dell’ospedale San Giovanni rappresenta un altro campanello d’allarme.

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