Roma, falsi incidenti sul lavoro, truffa dei rimborsi: indagate 111 persone

Roma, falsi incidenti sul lavoro, truffa dei rimborsi: indagate 111 persone
di Giuseppe Scarpa
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Martedì 4 Maggio 2021, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 17:48

Ad uscirne con le ossa rotte è stata la Ebitemp, un ente che si occupa di assicurare forme di tutela per il lavoro precario. La società è stata vittima di un maxi imbroglio che ha portato l'istituto a pagare quasi tre milioni di euro di risarcimenti per infortuni che mai erano avvenuti. Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Paolo Marinaro, hanno scoperto il sistema.

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Le accuse - Un meccanismo la cui regia era in mano a dei dipendenti infedeli che, in accordo con dei procacciatori di finti incidenti, trovavano dei lavoratori precari disposti a giurare il falso, inscenare un sinistro, incassare i soldi e infine dividere l'indennizzo.
Una vicenda che è andata avanti dal giugno del 2011 fino a febbraio del 2017, quando è iniziata l'inchiesta che nei giorni scorsi è stata chiusa da parte della procura.

Il pubblico ministero Marinaro ha così formalizzato l'accusa nei confronti di 111 persone tutte indagate per il reato di truffa.


La vicenda - La rosa degli infortuni inventati di sana pianta è stata tra le più differenti: c'è chi ha sostenuto di essersi fratturato un braccio, durante il suo impiego da operaio. Altri hanno inscenato lesioni meno gravi e forse per questo più credibili come la distorsione di una caviglia, per un pacco scivolato di mano e che avrebbe fatto perdere l'equilibrio, durante un trasporto.


Sono questi alcuni tra i cento infortuni sul lavoro elencati minuziosamente nel capo d'imputazione e «inventati» da operai, dipendenti, lavoratori precari con l'obiettivo di ottenere l'erogazione d'indennizzi (che oscillavano tra i 20 e i 42mila euro) da parte dell'Ebitemp.
L'altro aspetto singolare di tutta l'inchiesta è che, in talune circostanze, non solo le persone non si sarebbero mai procurate le lesioni denunciate all'Ebitemp durante il lavoro, ma nei casi più estremi nemmeno avrebbero avuto un rapporto di dipendenza lavorativo. Una completa recita che è potuta andare in scena grazie alla presenza di personale infedele all'interno dello stesso ente.
L'accusa da parte della procura capitolina, sia per chi ha organizzato i finti traumi sul lavoro che per chi si è prestato ad inscenarli è di truffa.


Il pubblico ministero Paolo Marinaro ha chiuso l'indagine, si tratta dell'atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Il sistema, secondo la tesi degli inquirenti, è andata in scena a partire dal giugno del 2011, creando un danno economico di notevole peso per le casse dell'istituto, 2 milioni e 900mila euro.

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Gli indagati - Protagonisti dell'imbroglio sarebbero stati, per gli investigatori, Maria Giuseppina Fazzalari, Santo Andaloro dipendenti dell'Ebitemp, ognuno con dei ruoli differenti.
I due, Fazzalari, 53 anni, e Andaloro, 52 anni, hanno ricoperto l'incarico di gestori delle pratiche per il rimborso dei danni da infortuni sul lavoro. Invece Marco Di Bona, 48 anni, aveva «compiti di raccordo tra Fazzalari e Andaloro e le persone al nome delle quali effettuare le richieste risarcitorie ed anche attività di predisposizione della documentazione e della modulistica necessarie per le singole richieste - scrive il magistrato nel capo d'imputazione - ed anche di collettore del denaro riscosso a titolo di ristoro dei danni apparentemente patiti».

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