Morto sbalzato dalla moto a Roma. «Ucciso da un pirata». Sul corpo ferite da investimento

Emanuele Lanzoni, morto sbalzato dalla moto. L'autopsia: «Ucciso da un pirata». Sul corpo ferite da investimento
di Alessia Marani
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 06:58

Ucciso da un pirata, non solo dal ghiaccio. I primi riscontri sull’autopsia di Emanuele Lenzoni, il 38enne morto nello schianto a bordo del suo scooter lunedì mattina sulla via Tiburtina, all’altezza di Ponte Mammolo, indicano che il ragazzo può avere avuto un impatto con un altro veicolo, non è escluso un mezzo pesante, che lo ha investito. Troppo il sangue, del resto, lasciato sull’asfalto, una circostanza che aveva impressionato gli stessi soccorritori; insolita la dinamica sebbene fosse presente il ghiaccio sull’asfalto: il motorino di Emanuele avrebbe perso aderenza sul rettilineo in prossimità di via Cassino e avrebbe finito la sua corsa a un centinaio di metri di distanza, quasi fosse schizzato via come un proiettile. Non solo.

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Mezzi pesanti

Gli agenti del IV Gruppo Tiburtino in questi giorni non hanno mai smesso di raccogliere testimonianze e hanno al vaglio le immagini registrate da alcune telecamere della zona.

Più di un elemento lascerebbe intendere che il giovane caporeparto in servizio alla Upim di via dei Prati Fiscali possa essere venuto in contatto con un veicolo fuggito via anziché fermarsi per prestare soccorso. In zona, tra l’altro, confluiscono diversi pullman ma anche camion. Da chiarire, poi, secondo questa ipotesi, se sia stato il contatto stesso a decretare la traiettoria fatale al motorino o se lo scooter, sbandando per il ghiaccio, abbia urtato il veicolo che ha finito per travolgerlo. É questo, dunque, lo scenario che si sta delineando dietro alla morte di Lenzoni, papà di due gemellini di 4 anni. Per il momento la Procura non ha dato ancora il via libera per il funerale, la salma resta a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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Sogno infranto

All’indomani del drammatico incidente la moglie del 38enne, sua coetanea, assistita dall’avvocato Massimo Iesu, aveva lanciato un appello a eventuali testimoni: «Aiutateci a capire che cosa è successo davvero a mio marito», aveva detto disperata convinta che non abbia potuto fare tutto da solo. Anche la cognata aveva sollecitato i testimoni a farsi avanti tramite i social. Lo schianto era avvenuto intorno alle 6 del mattino. Lenzoni, toscano di origine, dopo la laurea, si era trasferito a Roma dove aveva iniziato un brillante percorso all’interno della grande distribuzione per i marchi Ovs, Coin e Upim. Martedì stava, appunto andando, al lavoro. Con la moglie, una collega, si erano conosciuti nel corso dell’attività professionale, la casa insieme a San Basilio, i bambini. Un sogno che si è sgretolato improvvisamente lunedì sull’asfalto ghiacciato di via Tiburtina. Nessuno - anche questo sarebbe stato accertato durante le prime indagini - si sarebbe preoccupato di spargere il sale preventivamente sulla strada, nonostante il fenomeno fosse stato ampiamente preannunciato. Tanto che quella stessa mattina un tratto della consolare, nel senso di marcia opposto, verso fuori Roma, era stato chiuso proprio perché gelato e pericoloso. Un fattore di cui la famiglia di Lenzoni chiederà conto in sede processuale.
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