Incendio Centocelle, Luca Barbareschi: «Ho visto due piromani, hanno dato fuoco all'erba»

La testimonianza dell’attore sul rogo: «Buttavano benzina sulle sterpaglie»

Incendio Roma, Luca Barbareschi: «Ho visto due piromani, hanno dato fuoco all'erba»
di Francesco Pacifico
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Martedì 12 Luglio 2022, 22:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 07:17

«Sabato mattina ero sulla Casilina in scooter con mio figlio. Lo stavo accompagnando in una pista di go-kart da quelle parti. Eravamo a trecento metri dal Gra, quando vedo un uomo correre sulla carreggiata e dirigersi verso un cespuglio. E, lì, insieme a un altro stavano buttando benzina e appiccavano il fuoco alle sterpaglie». Nella sua vita frenetica ed errante l’attore Luca Barbareschi ne ha viste (e fatte) tante: le feste nella New York degli anni Settanta con Lou Reed e David Bowie, Muhammad Ali che gli dà un jab per spiegargli come si stende un uomo, la guida della commissione Cultura della Camera, il lancio di una pietra miliare della tv trash come “C’eravamo tanti amati” o l’aver “importato” in Italia le commedie di colossi come Mamet e Shepard. «Ma mai - dice il direttore e proprietario dell’Eliseo - avrei immaginato di vedere due piromani». Di essere testimone del maxincendio che sabato scorso stava bruciando Roma.

E lei che cosa ha fatto? 

«Mi sono fermato un attimo: non ho chiamato le forze dell’ordine, perché mi sono accorto che sul posto c’erano già altre persone e stavano arrivando i pompieri.

Poi quello non era l’unico focolaio che ardeva in quel punto tra le erbacce. Forse ne devono avere accesi altri in una zona, che andrebbe ripulita. E che è un letamaio come sta diventando tutto il centro di Roma. Allora sono ripartito, anche perché pensavo che tutto si sarebbe risolto in breve».

Invece...

«Invece il vento forte ha animato quei fuocarelli. Fuocarelli che normalmente sarebbero stati spenti e contenuti senza grandi danni. Quando sono arrivato a destinazione, mi sono girato e ho visto una grandissima nube di fumo nero».

Saprebbe riconoscere i piromani?

«No. Ripeto, è stato tutto molto veloce. Se ora ci rifletto, mi lascia ancora interdetto la scena di quel imbecille che corre tra i cespugli, butta qualcosa sulle erbacce, scoppia il fuoco e infine scappa, credo, insieme a un altro. È talmente incredibile la cosa che mentre assisti a vicende simili, ti soffermi più su un matto che rischia la vita per attraversare una strada trafficata. Soltanto dopo devo aver pensato che dopo anni di “romanelle” sul verde e sui nostri parchi, è normale che vada tutto a fuoco».

Parliamo di piromani.

«E mica li sto giustificando! Ho letto che qualcuno ha ipotizzato una regia criminale dietro agli incendi. Non ci credo. Io penso che siamo di fronte a psicopatici, non a semplici idioti, che però si muovono in una Roma totalmente anarchica, ingovernabile. Quando la città è in mano ai Casamonica o gli zingari che fanno i loro bisogni sulle ciclabili, tutti si sentono in diritto di fare tutto. E degrado chiama degrado». 

 

Il degrado non è una giustificazione per questi gesti.

«E chi l’ha detto? È vero però che veniamo da venti anni di abbandono. Anzi di marciume amministrativo. Abbiamo avuto dei sindaci, anche ambientalisti, che hanno portato i parchi oltre ogni livello di degrado. Se non sfalci i parchi o le aiuole, c’è più possibilità che vengano appiccati gli incendi. L’altro giorno sono andato dal dentista a via Boncompagni, zona centrale. Lì vicino c’è il palazzo che ospita i servizi segreti e l’ambasciata americana. Ho parcheggiato su una piccola “amena sterpaglia”, con l’erba alta cinquanta centimetri. Con il caldo, se passava qualcuno che buttava una sigaretta, bruciava anche la mia macchina».

Non le piace più vivere a Roma?

«Il problema è che l’inciviltà è diventata un elemento fondante di questa città. C’è talmente degrado che i turisti arrivano qui educati poi bastano cinque minuti che sono a Roma e diventano maleducati. E non potrebbe essere diversamente. Qui con tutta l’immondizia che c’è, i gabbiani non si spaventano più quando gli passi vicino: tra un po’ ci “corcheranno” come fanno con i piccioni e i merli».

L’immondizia, appunto.

«La Capitale ne è piena. E non soltanto in periferia. Io abito al Ghetto, dove la spazzatura per strada è oltre l’immaginabile. E la raccolta porta a porta è organizzata talmente male che gli abitanti dei palazzi vicini sono costretti a buttare i rifiuti nei bidoncini del mio stabile, sperando che qualcuno li ritiri. Sarebbe facile per me attaccare Gualtieri, anche per motivi personali: sono tre anni, da quando era ministro, che mi ha promesso un incontro per parlare del futuro dell’Eliseo e non mi ha mai ricevuto. Ma non lo faccio perché questa è una città talmente marcia che ogni nuovo sindaco finisce per non fare nulla». 

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