«Imen uccisa dal fidanzato». Ma il video a Ponte Sisto inguaia il romeno

«Imen uccisa dal fidanzato». Ma il video inguaia il romeno
di Valentina Errante
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Giovedì 16 Maggio 2019, 10:35 - Ultimo aggiornamento: 11:08

Gli ultimi istanti di vita di Imen Chatbouri sono immortalati in un video di un minuto e 23 secondi, quello che ha consentito agli uomini della squadra mobile di Roma di stabilire che la giovane atleta tunisina, trovata sulla banchina del Tevere, all'altezza di Ponte Sisto lo scorso 2 maggio, non fosse caduta per caso. Qualcuno l'aveva spinta. Manca «per ragioni di opportunità» il frame fondamentale, il montaggio di immagini, raccolte in diverse strade del centro, mostra Stephan Iulian Catoi che la segue, fino al drammatico epilogo. Ieri l'uomo, romeno di 26 anni, ha respinto ogni accusa davanti al gip, ha parlato della serata trascorsa insieme e del diverbio tra Imen e il suo fidanzato. Ma il giudice ha convalidato il fermo ed emesso una misura di custodia cautelare, resterà in carcere: «È pericoloso e potrebbe fuggire».

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IL VIDEO
La telecamera di videosorveglianza ha immortalato gli ultimi istanti della vita di Imen. Manca l'ultimo frame, quello in cui la ragazza, appoggiata sul parapetto del Lungotevere, viene spinta dal suo assassino, che la tiene per le caviglie e poi la butta di sotto. È la notte tra l'1 e il 2 maggio, gli uomini della Mobile hanno montato le immagini di diversi momenti della serata che Imen ha trascorso con Catoi. L'uomo cammina dietro di lei in strada, la segue dentro il bar di piazza Venezia, un'altra sequenza in via Arenula. E infine a ridosso di Ponte Sisto. La raggiunge, poi il taglio della scena centrale, la prova dell'omicidio.
 



Le altre immagini immortalano Catoi che corre, per scendere fino alla banchina. Secondo la ricostruzione degli investigatori, coordinati dai pm Maria Monteleone e Antonio Verdi, l'aggressore, infatti, dopo avere aggredito alle spalle la sua vittima e averla fatta volare nel vuoto, ha preso le scalette del Lungotevere e si è avvicinato al corpo, per far sparire elementi che potessero portare fino a lui, come il cellulare. Poi le ha messo la borsa della palestra sotto alla testa, per far sembrare che stesse dormendo. L'ha guardata morire, si è accertato che il delitto si fosse compiuto ed è fuggito. Ma, alla fine, non è riuscito a far perdere le sue tracce.

LA CONVALIDA
Ieri, in carcere, Catoi ha provato a negare, a difendersi dalla terribile accusa di omicidio volontario, ma la sua versione non ha convinto. Stephan Iulian Catoi, 26 anni, romeno, rimane in carcere. «Non sono stato io ad ucciderla - ha dichiarato - Avevamo trascorso la serata insieme, ci eravamo conosciuti in un pub, c'era anche il suo fidanzato, loro hanno litigato e lui le ha dato uno schiaffo. Poi, quando il locale ha chiuso, ci siamo salutati alla fermata dell'autobus, io ho preso un bus notturno, ha detto. «Non so nulla».

Proprio la testimonianza del fidanzato dell'ex atleta, un olandese, nei confronti del quale Catoi ha adombrato sospetti, invece, è stata fondamentale. Del resto, se il video non mostra chiaramente il volto dell'aggressore, riconduce inesorabilmente al ragazzo, per la sagoma e anche per l'abbigliamento di quella sera, sul quale è stato chiamato a riferire proprio il fidanzato della vittima. Incerto il movente, l'ipotesi è ancora quella del delitto passionale, ma non è del tutto chiaro cosa abbia determinato la follia omicida.

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