«Una splendida opera - dicono dalla Soprintendenza diretta da Margherita Eichberg - che arricchisce la serie di immagini dell’imperatore originario di Leptis Magna, in Tripolitania. L’opera è stata recuperata dalla Guardia di Finanza nel 2018 dopo essere tornata alla luce, secondo notizie acquisite, durante scavi clandestini nel 2016-17. Il ritratto è databile al 204-211 d.C.». Ma a sorprendere ancora di più è che il luogo esatto di provenienza potrebbe coincidere con la “Villa della Triade Capitolina”, cioè lo stesso sito mai completamente scavato da cui emerse – anche allora nel corso di scavi abusivi – il celebre gruppo scultoreo che rappresenta l’unica copia al mondo in cui le tre divinità sono rappresentate nella loro interezza, oggi custodita al museo di Montecelio.
«La villa - spiega l’archeologo della Soprintendenza Zaccaria Mari - che già il culto della Triade olimpica riporta a un personaggio altolocato, potrebbe essere appartenuta, sulla base di una iscrizione funeraria, alla famiglia senatoria dei Servilii Silani, proprietari di altre villae nei dintorni di Roma, e potrebbe essere confluita nel demanio imperiale con le confische seguite all’uccisione, sotto Commodo, di alcuni senatori. È stato anche ipotizzato che sempre da qui provenga la bellissima statua dell’imperatrice Vibia Sabina o una domina della corte adrianea, conservata nell’Antiquarium di Villa Adriana». Il busto di Settimo Severo poteva far parte di una galleria di ritratti di “Cesari”. Sarà mostrato ufficialmente il 4 dicembre a Palazzo Patrizio Clementi, a Roma, alle 16. Dopo l’introduzione del soprintendente Margherita Eichberg, interverrà il capitano Filippo Esposito della Guardia di Finanza, che ha recuperato l’opera. A seguire le relazioni di Zaccaria Mari, Massimiliano Papini, Giuseppina Ghini e Silvia Aglietti. Conclude Alfonsina Russo, direttore del Parco Archeologico del Colosseo.
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