Il concorso lanciato dal Comune di Guidonia nelle scuole era «mirato a far riemergere donne dimenticate dalla Storia» per intitolare loro una strada. Ora è un boomerang e non è un boomerang da nulla. Il nome di Maria Bergamas, la "mamma del Milite Ignoto”, la contadina che nel 1921 scelse un corpo sconosciuto tra quelli di alcuni caduti della Prima Guerra Mondiale, quello ora custodito all’Altare della Patria a Roma, ha fatto appena in tempo a commuovere la commissione e la consulta Topononastica della terza città del Lazio ma poi è stato respinto in una specie di limbo. Gli organismi municipali avevano deciso di dare un premio allo studente che si era fatto affascinare dalla sua biografia, ma poi la Bergamas, friulana, simbolo di tutte le madri che avevano perso figli nella "immane targedia" del conflitto 1915-1918, è stata ricacciata nel dimenticatoio.
La motivazione è che - secondo quanto riporta Wikipedia in fondo a una lunga scheda - fu “sostenitrice del fascismo”. L’articolo 8 del regolamento del Comune guidato dai Cinque Stelle (da pochi mesi alleati con il Pd) da due anni vieta intitolazioni «ad esponenti del partito fascista o ad appartenenti alle forze armate durante il Ventennio». Ma la donna, di umilissime origini, non ebbe né ruoli, né cariche, né altro nel regime: era un’italiana tra milioni di altre e, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu candidata dal Msi di Giorgio Almirante che cercava emblemi nazionali. La strada verrà intitolata, anzichè a lei, alla seconda “classificata” nel giudizio della giuria: Rosina Ferrario, prima aviatrice a ottenere un brevetto da pilota.
La polemica nella Città dell’Aria, peraltro fondata nel 1937, è divampata all’istante. Tanto più che la Bergamas diventò protagonista di una storia di popolo nata quando Benito Mussolini non era al potere e non aveva neppure organizzato la Marcia su Roma. Il presidente della commissione Toponomastica di Guidonia, il grillino Maurizio Celani, ha svelato il retroscena dei lavori della giuria durante la cerimonia che ha indicato la Ferrario al posto della Bergamas. «È una storia di ipocrisia totale - dice Arianna Cacioni, capogruppo di Forza Italia - Si lancia un concorso di idee sulle donne dimenticate della Storia ma, siccome il risultato non è politicamente gradito, si cambia. È veramente ridicolo. Una cosa che fa arrossire». Ma il penstastellato, uno dei sostenitori del sindaco Michel Barbet, non cede: «Il regolamento c’è: va rispettato. Può darsi che sia troppo restrittivo. Se ne può discutere, per il futuro». Il paradosso in agguato era stato già segnalato per iscritto, nel 2021, dal professor Alfonso Masini, membro onorario della consulta Toponomastica: «Era evidente – spiega lo studioso - che quel divieto, espresso a quel modo, fosse un po’ “talebano”. Così si escludono dalla toponomastica, dalla possibilità di intitolargli strade, due generazioni di italiani: la storia è chiara: il consenso al Fascismo fu pieno fino al 1937 e cominciò a scendere nel 1938 con le leggi razziali. Quella dicitura è generica e affrettata, la formulazione doveva lasciare spazio a "uscite di sicurezza" e al buonsenso». Ma non è stato così.
La Bergamas, figlia di un fabbro e di una lavandaia, aveva perso in guerra un figlio, Antonio, un disperso tra migliaia, probabilmente dilaniato da una granata.