Guidonia, raffica di sfratti contro chi da anni non paga l'affitto nelle case popolari

La sede del Comune di Guidonia
3 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Gennaio 2020, 12:20
Raffica di sfratti di fine anno dalle case popolari di proprietà del Comune di Guidonia per chi già da tempo ha perso il diritto ad abitarci per non aver mai, o quasi mai, pagato l’affitto. Alle 23 ordinanze notificate nella prima metà di dicembre ora se ne sono aggiunte altre 37, venticinque delle quali sono scattate il 30 dicembre, sul filo della chiusura del 2019. Tutto mentre ancora non è arrivata dagli uffici la relazione richiesta all’inizio del mese scorso dalla giunta per avere una panoramica completa sulle condizioni di vita di chi ci abita, con tanto di analisi patrimoniali e reddituali, al fine di non trasformare la rigorosa applicazione delle procedure di legge in un dramma sociale.
I provvedimenti davano trenta giorni di tempo ai destinatari per sgomberare gli appartamenti, pena lo sgombero forzoso. Perciò per chi è stato raggiunto dalla prima tranche di ordinanze il tempo stringe. L’esecutivo di Palazzo Guidoni, guidato dal sindaco Michel Barbet (M5S), ha chiesto nello specifico uno screening completo, alloggio per alloggio, con indicazioni precise: le condizioni strutturali delle case, le caratteristiche dei nuclei familiari che vi risiedono con tanto di condizioni reddituali, gli occupanti senza titolo sin dall’inizio e quelli che lo hanno perso in seguito per altre cause, nonché gli assegnatari illegittimi. E per tutti gli irregolari relazionare eventuali condizioni di disagio sociale ed economico, oltre alla presenza di disabili, minori, anziati o altre categorie protette. Un piano complessivo a cui è legata un’altra operazione: l’aggiornamento della graduatoria degli aventi diritto ferma al 2015 sebbene, per legge, debba essere resettata ogni sei mesi.
«La relazione non è ancora arrivata – ha spiegato ieri il vicesindaco e assessore ai Servizi sociali, Davide Russo – ma, per accelerare le operazioni complesse a cui sono chiamati gli uffici, abbiamo disposto un potenziamento del personale». L’analisi della situazione richiesta dalla giunta M5S a dicembre, quando già le ordinanze erano cominciate a fioccare, risponde a sua volta alle direttive del decreto Minniti, il quale chiede agli enti locali di non procedere agli sgomberi senza aver prima trovato una sistemazione alternativa per chi è colpito dal provvedimento. Una volta avuti i dati richiesti ci sarà un piano da preparare.
«Da concertare, tra l’altro, con un tavolo regionale – spiegano dal Comune - previsto sin dal 1999, ma non ancora istituito. Il quadro complessivo richiesto dal sindaco, che dove lo ritenga opportuno può andare in deroga, è finalizzato a capire in che contesto si va a incidere, a valutare le situazioni». Anche perché le conseguenze messe nero su bianco dalla raffica di ordinanze fotocopia sono pesanti: «Bisogna riconsegnare le chiavi entro 30 giorni dalla notifica. Passato il termine il Comune procederà allo sgombero coattivo in danno. Si avverte inoltre che fino al rilascio dell’alloggio è dovuto il pagamento di una indennità di occupazione pari al canone più elevato definito dalla legge regionale. Sarà comunque applicata la sanzione amministrativa prevista (da 45mila a 65mila euro). Si persegue con querela chi occupi senza titolo».
I mancati affitti sono calcolati in cinque milioni di euro solo tra il 1999 e il 2012. Le ordinanze hanno raggiunto in tutto 60 inquilini, il 15 per cento dei 400 assegnatari. Ma sono un’altra trentina i casi di chi ha occupato gli alloggi abusivamente, cioè senza mai essere stato assegnatario.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA