Guerra, alberghi a Roma: salta la Pasqua. Perdite da mezzo miliardo

Dopo il flop di Natale gli hotel dovranno affrontare uno scenario ancora peggiore

Alberghi, salta la Pasqua: perdite da mezzo miliardo
di Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Martedì 8 Marzo 2022, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 10:49

A Natale ci pensò l’ondata di Omicron a svuotare gli hotel. A Pasqua - in uno scenario peggiore - sarà la guerra in Ucraina a tenere lontani da Roma i turisti stranieri. Soprattutto quelli americani, giapponesi, cinesi o arabi, che spendono di più. Con perdite che potrebbero sfiorare anche il mezzo miliardo di euro.

Guerra, turismo in Italia a picco: a Roma persi 150 milioni senza big spender russi (e Pasqua sarà un flop)

Alberghi, salta la Pasqua: perdite da mezzo miliardo

«Possiamo dire con un certo rammarico che la stagione pasquale è saltata.

Al momento non ci sono ancora prenotazioni per questo periodo, che di solito iniziavano ad arrivare a febbraio - segnala Roberto Necci, vicepresidente capitolino e capo dell’ufficio studi di Federalberghi - Con la guerra in Europa chi vive in America e in Asia, non fa distinzione se si combatte in Italia o in Ucraina: per loro il campo di battaglia è unico, come il livello di rischio». Quindi, meglio starsene a casa oppure scegliere altre mete.

 


IL GIRO D’AFFARI

Il periodo pasquale è centrale per le imprese romane del turismo. Tra il venerdì santo e la Pasquetta, soltanto gli hotel incassano un quarto delle entrate di tutto l’anno: prima del Covid c’era un giro d’affari di oltre mezzo miliardo di euro, che toccava gli 850 milioni di euro considerando anche l’extralberghiero, la filiera dei fornitori. Nota Necci: «Rischiamo di perderli tutti quanti questi 500 milioni. E non soltanto perché i flussi extracontinentali rappresentano il 70 per cento degli incassi totali. Ma se il livello del conflitto non calerà, c’è il rischio che non vengano a Roma neppure i turisti da Francia, Spagna, Germania, che hanno comunque una minore capacità di spesa. Quindi resterebbe soltanto il mercato interno». Cioè gli italiani, che però a Roma stanno solo per pochi giorni.


Alcuni Paesi come il Giappone hanno già chiuso il loro spazio aereo. I russi, per forza di cose, non possono muoversi verso altre nazioni europee. Arabi e americani, come detto, tendono a restare lontani dai luoghi che reputano pericolosi. Di conseguenza, di quel mezzo miliardo che il settore incassava a Pasqua con facilità prima del Covid, potrebbero restare agli alberghi soltanto le briciole. Anche perché i visitatori europei (quelli che si muovono con voli point to point e in auto) o quelli italiani spesso preferiscono affittare camere presso i bed & breakfast. 

LA SITUAZIONE

Attualmente a Roma sono aperti meno di 500 hotel su 1.200. Ed è probabile che con il flop di Pasqua questo numero possa salire. Su 40mila stanze disponibili, circa 17mila sono quelle occupate. Alcune grandi catene hanno iniziato già a licenziare dipendenti che lavoravano in questi alberghi da circa 20 anni e che hanno più di 50 anni. Una situazione catastrofica che ha spinto i ministri Massimo Garavaglia (Turismo) e Andrea Orlando (Lavoro) a venire in Campidoglio su richiesta del sindaco Roberto Gualtieri e a promettere un pacchetto ad hoc per la Capitale di ristori alle imprese e di ammortizzatori sociali. Ma al momento non si è ancora vista nulla.
Di fronte a questo scenario gli albergatori fanno di necessità e virtù. «Molte strutture - aggiunge Necci - hanno rafforzato per esempio la ristorazione per intercettare i romani: ci sono ristoranti gourmet, quelli no stop o gli etnici. Altri aumentano gli spazi per gli aperitivi, senza dimenticare che a Pasqua organizzeranno pranzi un tempo aperti soltanto ai loro ospiti». In quest’ottica si guarda anche al rilancio a fine marzo del bonus della Regione - Una notte in più nel Lazio - dove è l’ente a pagare ai turisti una giornata in più trascorsa in hotel del nostro territorio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA