Gualtieri sindaco di Roma: «Facciamo rinascere questa città». E conferma: giunta senza M5S

Il candidato del centrosinistra vince col 60%. Con Letta e Zingaretti nella piazza dell'Ulivo

Gualtieri nuovo sindaco di Roma: «Grazie ai romani, ci metterò tutto l'impegno»
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 20:24

È Roberto Gualtieri il nuovo sindaco di Roma. Dopo essere arrivato al ballottaggio, superando in consensi sia Carlo Calenda sia Virginia Raggi, l'ex ministro all'Economia del Conte bis batte al secondo turno anche l'ultimo sfidante, il 'tribunò Enrico Michetti in corsa per il centrodestra. Il dem, che si è affermato con il 60,15% totalizzando oltre mezzo milione di voti, promette «tutto il suo impegno per risollevare la Capitale» all'insegna dell'unità e della partecipazione.

Partito dal 27% dei voti ottenuti il 3 e 4 ottobre, Gualtieri è riuscito ad attirare parte dell'elettorato del M5s e di Carlo Calenda arrivando alla vittoria. Il suo primo messaggio è di distensione nei confronti dei tre avversari, che ringrazia citandoli uno per uno, e di apertura a tutta la città: «Iniziamo subito a lavorare. È il tempo di realizzare un grande patto per lo sviluppo e l'occupazione - afferma tra gli applausi del suo comitato elettorale -. Chiedo a tutte le forze di questa città di partecipare ad una grande stagione di rilancio». Poco dopo, la festa a Santi Apostoli, la storica piazza dell'Ulivo e dei suoi sindaci Francesco Rutelli e Walter Veltroni, affiancato dal segretario dem Enrico Letta e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti.

Roberto Gualtieri, chi è l'ex ministro nuovo sindaco di Roma

 

«Facciamo rinascere questa città»

«Facciamo rinascere questa città. Io sono convinto che Roma sarà la sorpresa dei prossimi anni», scandisce dal palco. Esulta Letta che parla di «vittoria trionfale ai ballottaggi». Sapendo che l'impresa di Gualtieri non era scontata. Dopo le iniziali titubanze del Nazareno su quale fosse il candidato migliore per il Campidoglio (si era parlato del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, ipotesi poi sfumata), il prof con la passione per la chitarra a giugno si è affermato alle primarie del centrosinistra, servite ad allargare la coalizione, e quattro mesi dopo ha vinto le elezioni. Il rapporto controverso con il M5s nella Capitale, da sempre una spina per il Pd nonostante la presenza dei pentastellati nella giunta Zingaretti , non ha consentito alle due forze politiche di convergere sullo stesso candidato. E così al primo turno Raggi e Gualtieri si sono trovati l'una contro l'altra. Poi, però, al dem sono arrivati diversi endorsement di peso dall'universo pentastellato, primo tra tutti quello di Giuseppe Conte.

 

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E così, nonostante il mancato supporto da parte della sindaca uscente Virginia Raggi (che non ha dato indicazioni di voto), parte del suo elettorato lo ha premiato.

Così come diversi supporter di Carlo Calenda, che - forse spontaneamente o forse seguendo l'esempio del leader di Azione - al ballottaggio hanno premiato il candidato del centrosinistra. Sul suo risultato, senz'altro ragguardevole sul fronte dei consensi, pesa però il dato dell'astensionismo, con il 60% dei romani che ieri e oggi hanno preferito non recarsi alle urne: un orientamento che serpeggiava tra tanti dei sostenitori più accaniti di Raggi come forma di 'protestà, ma - evidentemente - non solo tra loro. Tanti, soprattutto in periferia, i romani che sono rimasti a casa: un astensionismo preoccupante, a cui Gualtieri ha già dichiarato battaglia. «Non abbandonerò le periferie e ripulirò la città», due dei suoi primi impegni.

 

A urne chiuse, le prima cittadina (che in Consiglio siederà tra i banchi della minoranza) annuncia al suo successore un «sostegno leale e costruttivo nelle battaglie che avranno a cuore Roma». Anche il leader del M5s Giuseppe Conte prefigura un'opposizione «costruttiva». Gualtieri cerca di dare sponda all'asse giallorosso, che si sta consolidando a livello nazionale, sottolineando «l'impegno di Raggi al governo della città», ma in piazza Santi Apostoli si levano brusii, a riprova che gli antichi dissapori sul territorio non sono ancora alle spalle.

Sconfitta cocente per il tribuno Enrico Michetti, fermo al 39.8% circa dei consensi (partiva dal 30% al primo turno). La riscossa cercata dal centrodestra unito nella Capitale non è riuscita ed è destinata ad alimentare veleni interni. Da parte sua, l'avvocato amministrativista augura al dem «buon lavoro per per un incarico prestigioso e che si preannuncia comunque molto difficile» e si congeda dalla battaglia per Palazzo Senatorio così: «Abbiamo dato il massimo, abbiamo fatto quello che si poteva fare in queste condizioni». Domani, probabilmente, tornerà al suo lavoro di avvocato e tribuno in radio

 

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