«Mio figlio alla gogna perché positivo». C’è una storia scritta in un angolo di periferia della Capitale che deve essere raccontata. Parla infatti del coraggio di una mamma e delle pieghe nere dell’animo, quelle che, in modo anonimo e vigliacco, giudicano un ragazzo e lo indicano come responsabile di contagi. L’ingiuria, stavolta, viene lanciata non usando la tastiera di un pc e internet, ma in modo “antico”, ante Millennials insomma, tracciando una scritta con la vernice su un muro della piazzetta dove c’è un centro ricreativo e dove si incontrano le comitive del quartiere così piccolo che sembra un paesino: si conoscono tutti insomma.
Coronavirus, negativi al primo tampone i tesserati del Cantalice venuti a contatto col giocatore positivo
Covid, ricostruito focolaio sull'aereo da Londra a Hanoi: ecco come il virus si trasmette sui voli
Niente cyber bullismo, quindi, ma la sofferenza e la crudeltà sono le stesse. “Antonio Covid 19”: il nome è di fantasia, anche perché sul muro della vergogna è apparso proprio il cognome del ragazzo. Così è stato scritto sperando di offendere l’animo del giovane positivo e della sua famiglia indicandolo quasi come “untore”. La mamma, nonostante l’ingiuria, non solo ha continuato a raccontare su Facebook la storia del contagio dei figli (entrambi asintomatici), ma ha iniziato a farlo in modo sempre più dettagliato. «Sono negativa e in quarantena, se mi vedete uscire è perché la Asl mi ha chiesto di portare i miei figli a fare i tamponi al drive-in in viale Palmiro Togliatti». Lo scatto d’orgoglio ha un motivo chiaro. «Voglio incitare le altre famiglie a farsi avanti, a non vergognarsi, ad avvertire amici e vicini di essere positivi sperando così di fermare i contagi» racconta la mamma al Messaggero.
Roma, il nome di un ragazzo positivo finisce sul muro: «Mio figlio messo alla gogna»
di Laura Bogliolo
3 Minuti di Lettura
Sabato 19 Settembre 2020, 23:12 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 08:40
© RIPRODUZIONE RISERVATA