Green pass, altolà dei medici sul boom di malattie. L'Inps: controlli difficili

Finiti permessi e ferie, impennata di richieste di certificati per assentarsi dal lavoro

Green pass, altolà dei medici sul boom di malattie. L'Inps: controlli difficili
di Flaminia Savelli
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Sabato 23 Ottobre 2021, 07:09

Permessi, ferie arretrate ma anche certificati medici. È l'effetto dell'obbligo Green pass e lo stop allo smart working, scattato il 15 ottobre, registrato negli uffici dell'Inps. L'istituto di previdenza nella Regione Lazio ha infatti pubblicato gli ultimi dati: i certificati di malattia presentati lo scorso 15 ottobre, giorno di entrata in vigore delle nuove norme, sono stati 9.787 contro i 7.742 del venerdì precedente con un aumento dunque del 26,4%. Un aumento confermato ancora lunedì (18 ottobre) 19.241 certificati presentati e un incremento pari all'11,4% rispetto al lunedì precedente.
I CONTROLLI
«Stiamo prestando la massima attenzione alle richieste di certificati che ci arrivano» precisa Pier Luigi Bartoletti, segretario della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale).

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E aggiunge: «Ma siamo sempre in allerta, abbiamo comunque inoltrato una nota in cui abbiamo segnalato il momento delicato con l'entra in vigore del pass.

Perciò l'attenzione è altissima sia alle richieste che riceviamo che ai pazienti lavoratori».

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Ma il nodo sulla nuova regola è ancora da sciogliere. Secondo i dati della Regione Lazio, sono infatti 200 mila i non vaccinati che ogni 48 ore devono eseguire un tampone rapido per un certificato verde (momentaneo) e quindi presentarsi in ufficio. Dopo aver esaurito i giorni di permesso e richiesto ferie arretrate, ora il sospetto è che per aggirare le nuove regole e non pagare di tasca propria i test, i no pass siano ricorsi al certificato di malattia.
Una questione complessa anche per i mille medici incaricati delle visite fiscali. «Riceviamo l'incarico della visita direttamente dall'Inps» spiega Alfredo Petrone, segretario nazionale settore Inps della Fimmg: «Il nostro compito è quindi accertare che il malato sia in casa nelle fasce orarie indicate e le condizioni di salute. La documentazione, e il relativo certificato medico, viene inoltrata all'istituto di previdenza sociale che quindi procede con ulteriori accertamenti. Il medico incaricato della visita fiscale - sottolinea il segretario - anche per questioni di privacy non può andare oltre. Una volta accertato lo stato di salute, in base a quanto dichiarato dal lavoratore, comunica l'esito della visita agli uffici competenti».

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LA DOPPIA VERIFICA
Intanto il sistema di controllo dell'Istituto di previdenza procede con accertamenti a campione. È infatti un complesso algoritmo che seleziona i nominativi per le singole visite fiscali, a cui si sommano quelle richieste dalle aziende private e pubbliche. In sostanza, su richiesta del datore di lavoro. Non è tutto: c'è poi l'accertamento sui certificati medici. Anche in questo caso, sono previsti controlli a campione: «Il nuovo sistema è stato aggiornato con l'entrata in funzione dello Speed» precisano i responsabili Inps. Si tratta della cartella interattiva di ultima generazione per il medico di famiglia.

 

E che consente all'istituto di previdenza di risalire al medico che ha rilasciato il certificato medico e che impedisce la circolazione di certificati falsi o addirittura, di fotocopie. Tuttavia il terreno è ancora scivoloso: «Grazie al sistema digitale - sottolineano i responsabili Inps- le maglie dei controlli sono molto più strette, almeno per quanto riguarda i certificati fotocopia e quelli falsi». Resta però la falla dei furbetti no pass.
flaminia.savelli@ilmessaggero.it
 

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