Roma, ucciso in discoteca a pugni e calci, 7 anni al buttafuori

Roma, ucciso in discoteca a pugni e calci, 7 anni al buttafuori
di Adelaide Pierucci
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Martedì 18 Dicembre 2018, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 09:50
Non un omicidio frutto di un pestaggio di gruppo, ma pugni e calci solo da parte di due buttafuori non intenzionati a uccidere. La prima sentenza per l'omicidio di Giuseppe Galvagno, 50 anni, il cliente del discoclub San Salvador all'Eur morto la notte del 2 settembre 2017 dopo l'aggressione di più vigilanti che volevano sbarrargli il rientro nel locale perché ubriaco, ridisegna le responsabilità. Dei cinque buttafuori indagati all'avvio dell'inchiesta solo due sono rimasti coinvolti, e non più per omicidio volontario, ma preterintenzionale.

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Il primo è Davide Farinacci, ex pugile, che avrebbe sferrato gli ultimi pugni alla vittima: ieri è stato condannato, in abbreviato, a 7 anni e 4 mesi di reclusione dal gip Elvira Tomaselli. L'altro è Fabio Bellottazzi, il sorvegliante a cui si contestava di aver sferrato un calcio violento («Come in un rigore», a detta di un testimone) quando la vittima «era già sfiancata dai colpi precedenti», il quale, optando per il rito ordinario, è finito a processo in Corte di Assise con la stessa accusa.
 
 


Si è chiusa con una assoluzione, invece, la posizione di Emiliano Dettorri, il terzo buttafuori per cui era stato chiesto il processo, giudicato ieri assieme a Farinacci. Dopo la lettura del dispositivo è stato subito liberato: niente più arresti domiciliari. Un quarto e un quinto buttafuori erano già usciti dall'inchiesta a pochi giorni dal dramma: la misura era stata annullata e loro subito scarcerati. Il pm Eleonora Fini, titolare dell'indagine, ieri aveva chiesto la condanna sia di Farinacci che di Dettorri (scagionato dagli stessi colleghi) a dieci anni di carcere.

PUGNI E CALCI
I vigilantes assieme a Bellottazzi, secondo il magistrato, «in concorso tra di loro» con pugni e calci, «cagionavano la morte di Galvagno con atti diretti a commettere il reato di lesioni», che hanno invece provocato una emorragia cranica. «Dall'entità della pena - ha sottolineato Stefano Marranella, difensore di Farinacci assieme alla collega Anna Rodinò Toscano - abbiamo motivo di credere che il giudice abbia compreso che il nostro assistito si sia trovato a fronteggiare una situazione difficile e non voleva far male alla vittima». La fidanzata di Galvagno, presente all'aggressione, la stessa notte aveva denunciato: «Lo hanno spinto e portato fuori dalla discoteca in tre. Poi sono usciti tutti gli altri, saranno stati quattro o cinque. Contro un cristiano solo».
 
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