Roma, il giudice approva il passaggio di 318 vigili a “funzionari”, ma il Tar dice «no»

Il giudice approva il passaggio di 318 vigili a “funzionari”, ma il Tar dice «no»
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Lunedì 8 Luglio 2019, 13:32
Il giudice del lavoro ha accertato il diritto di 318 vigili urbani di Roma ad essere inquadrati come «funzionari», ma il Tar del Lazio - al quale si erano rivolti per dare esecuzione alla sentenza - ha detto «no». Si alza la polemica degli agenti «promossi» che si sono rivolti prima alla magistratura ordinaria e poi a quella amministrativa. «Si tratta di una decisione aberrante - commenta l’avvocato, Giuseppe Pio Torcicollo, legale dei quasi 700 vigili urbani, annunciando il ricorso al Consiglio di Stato e alla Cassazione - Il giudice del lavoro ha accolto il ricorso in quanto i posti erano non solo vacanti, ma anche disponibili, ma il Tar ha commesso un eclatante errore giudiziario, poiché recependo integralmente le argomentazioni difensive di Roma Capitale, si sono arrogati il diritto di riesaminare la questione già affrontata e decisa dal giudice del lavoro, l’unico competente in materia». 

La ricostruzione dei fatti è semplice. Nel 2008 si dispose la riorganizzazione del Corpo della Polizia municipale romana con la previsione di aumento a 3.000 unità dei funzionari - di tutto questo dà conto il giudice del lavoro nella sua sentenza - Dopo un triennio, non avendo l’Amministrazione capitolina operato lo scorrimento della graduatoria per la copertura dei posti disponibili, i primi 318 vigili si rivolsero al giudice del lavoro. E nel 2014 ottennero il riconoscimento del loro «diritto ad essere inquadrati nella categoria D nei limiti dei posti vacanti e disponibili». Nulla è accaduto negli anni successivi, e allora, dopo una diffida all’Amministrazione, si è tentata la strada del Tar del Lazio per ottenere l’ottemperanza della sentenza del giudice del lavoro (nel frattempo passata in giudicato e quindi definitiva). Adesso, quella che l’avvocato Torcicollo ha definito «la doccia fredda». Per il Tar, infatti, «l’espressione vacanti e disponibili» adoperata dal giudice del lavoro per i posti da occupare, deve essere interpretata «come una necessaria combinazione di presupposti che devono co-sussistere»; in una frase «la disponibilità deve intendersi strettamente correlata alla pianificazione assunzionale dell’Ente» e quindi «in assenza di disponibilità di posti, Roma Capitale non ha disatteso la sentenza del Tribunale ordinario di Roma-sezione lavoro». «Le motivazioni della sentenza sono assolutamente unilaterali - commenta l’avvocato Torcicollo - perché recepiscono le eccezioni fatte dal Comune, senza considerare le ragioni illustrate dai ricorrenti, per chiarire il significato di posti vacanti e disponibili. Non vi è alcuna menzione dell’accordo sindacale del 2008 e degli altri atti, considerati invece dal giudice di merito. A questo punto presenteremo ricorso in appello al Consiglio di Stato, eccependo anche il vizio di eccesso di potere giurisdizionale, che poi potrebbe essere esaminato in Cassazione a sezioni unite, se anche il Consiglio di Stato non ci desse ragione. Ma noi ci auguriamo che il Consiglio di Stato capirà l’errore evidente in cui sono incorsi i giudici del Tar. Si tratta di una battaglia di civiltà e vogliamo reclamare giustizia a fronte di un evidente caso come questo di malagiustizia».
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