Roma, giovane pestato in discoteca nei guai poliziotto e medico

Roma, giovane pestato in discoteca nei guai poliziotto e medico
di Michela Allegri
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 10:48

Una serata in discoteca che si conclude con un pugno in faccia, sferrato da un poliziotto, senza motivo. A seguire, una corsa al pronto soccorso, dove un medico non avrebbe refertato le lesioni nonostante la vittima, un ragazzo siciliano di 26 anni, si fosse presentata con una mandibola fratturata. Ieri l'agente è finito sotto processo per falso, lesioni e concussione. Mentre il medico che avrebbe alleggerito la cartella clinica è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omissione di atti d'ufficio e falso.

L'aggressione


L'aggressione risale al giugno del 2017 ed è avvenuta all'uscita del locale Bibliotechina, accanto al Gay Village. Secondo il pm Erminio Amelio, l'imputato avrebbe anche minacciato la vittima in ospedale, dicendo al ragazzo di non fare annotare le lesioni nella cartella clinica. Poi, avrebbe forzato la vittima a firmare il foglio di dimissioni, dopo avere compilato un verbale - falso - dove raccontava che il giovane lo aveva insultato e aggredito. Il magistrato, ieri in udienza preliminare, ha chiesto la condanna a 4 anni di un secondo poliziotto, accusato di avere spalleggiato il collega. L'agente, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, è stato assolto. La vittima era a Roma in vacanza con un amico.

Aveva solo chiesto all'imputato un'informazione.

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Ma ecco i fatti. Giugno 2017, il ventiseienne stava camminando vicino al Gay Village. Lui e l'amico dovevano tornare in albergo, avevano visto una pattuglia della Polizia di Stato, si erano avvicinati e avevano chiesto informazioni: non riuscivano a trovare l'autobus giusto per tornare in albergo. In tutta risposta, l'imputato avrebbe aggredito il ventiseienne, colpendolo in faccia con un pugno fortissimo, «senza nessun motivo», denuncia poi il ragazzo. L'agente aveva quindi redatto un verbale che, per la Procura, è falso: aveva scritto di essere stato insultato dal giovane «visibilmente alterato» e di averlo spinto «mettendogli la mano in faccia», per paura «di essere aggredito». Il poliziotto aveva aggiunto che il giovane aveva rifiutato le cure mediche e che lui aveva comunque chiamato il 118. Secondo l'imputato, la vittima avrebbe «improvvisamente lamentato di essere stato schiaffeggiato dalla Polizia» e lui sarebbe salito sull'ambulanza «su richiesta del 118». In realtà, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il giovane, che aveva la mascella rotta, a chiedere l'intervento dei paramedici, mentre l'agente lo avrebbe scortato in ospedale con l'obiettivo di intimorirlo.

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La minaccia


Una volta arrivati al Pronto soccorso dell'ospedale Sant'Eugenio, il poliziotto avrebbe minacciato il ventiseienne, dicendogli che lo avrebbe arrestato e fatto processare per resistenza a pubblico ufficiale se avesse continuato a chiedere cure. Non voleva che si sottoponesse agli esami strumentali che, il giorno successivo, avrebbero fatto emergere la frattura. In questo modo, si legge nel capo di imputazione, avrebbe costretto la parte offesa «a firmare contro la sua volontà il foglio di dimissioni volontarie». Il dottore imputato, invece, avrebbe compilato una cartella clinica falsa, nella quale riportava che il paziente non aveva segni di lesioni recenti sulla guancia destra. Nonostante la vittima avesse chiesto più volte di essere sottoposta ad accertamenti, spiegando di essere stata colpita violentemente al volto, il medico non avrebbe fatto fare al ventiseienne nemmeno una radiografia. Il giorno dopo, il ragazzo si era fatto visitare all'ospedale di Gela: era stato operato d'urgenza per una frattura scomposta della mandibola, prognosi di 30 giorni.

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