Gino Scarano, morto a Roma il barbiere delle star: «Monumento del Quadraro»

Quartiere in lutto per Luigi Scarano morto a 84 anni: «Se ne va un artista»

Gino Scarano, morto a Roma il barbiere delle star: «Monumento del Quadraro»
di Alessia Marani
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Venerdì 25 Marzo 2022, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 16:27

Se ne è andato anche «l'ultimo del Quadraro». Sulla sua bara ad accompagnarlo oggi nel viaggio verso il cielo ci saranno forbici, pettine e rasoio come espressamente richiesto alle figlie prima di morire. Niente «machineta» come la chiamava lui, «roba de' barbesciopp, ma fa' la barba è n'arte, n'artra cosa», non smetteva mai di ripetere, lui che aveva iniziato quand'era ancora bambino accompagnando il padre a Cinecittà, il tempio del cinema italiano e dei sogni hollywoodiani del dopoguerra. Un giorno il grande Totò guardò la coppia e disse: «A me ci pensa il ragazzino», e da allora Gino non si è più fermato, le sue dita hanno preso a sferragliare con velocità impressionante, quasi musica ad accompagnare le canzoni che amava intonare.

 


LE FESTE
Luigi Gino Scarano, il barbiere artista «monumento del Quadraro Vecchio» come cita un cartello d'addio appeso accanto alla sua saracinesca al 63 di via dei Quintili, si è spento martedì a 84 anni. Questa mattina a Santa Maria del Buon Consiglio sulla Tuscolana si svolgeranno i funerali. Nella sua bottega, riconosciuta coma «storica», campeggiano le foto di un passato dorato, con personaggi che a seconda dei casi sono stati clienti o amici, oppure entrambi. Scatti in bianco e nero e a colori in cui accanto alla sua figura perfettamente in ordine, impeccabile, appaiono sorridenti Alberto Sordi, Nino Benvenuti, Fabrizio Frizzi e Franco Franchi, amiche come Raffaella Carrà e Monica Vitti o l'indimenticabile Anna Magnani. Una foto d'autore tramanda alla memoria un radioso Scarano in festa in un ristorante romano in compagnia di Gianni Boncompagni, Fred Bongusto e Quincy Jones. Chissà quante storie e leggende, avrà arricchito e condito di aneddoti Gino. Quel che è sicuro è che «ci mancherà quella sua musica da pianobar che si sentiva ogni volta che da Porta Furba si scendeva verso il Quadraro e si girava per via dei Quintili - ricorda Fabio Silei, un suo amico, autore del progetto podcast Quadraro Vecchio - gli è sempre piaciuto cantare. Lo ha fatto anche per la festa del quartiere, chiamata Nido di feste parafrasando quel Nido di vespe con cui Kappler additò il Quadraro durante i rastrellamenti delle SS. E ogni occasione era buona per fare festa e cantare. Negli ultimi tempi la salute non era più dalla sua parte e aveva ancora il desiderio, però, di tornare a cantare per brindare con tutto il quartiere ai suoi 80 anni, cosa che non era riuscito a fare».
Negli anni 60 Gino era spesso insieme al suo amico Roberto Loreti, meglio noto come Robertino cantante che conobbe il successo a Sanremo con il brano Un bacio piccolissimo.

Chissà, forse sognava di seguire le sue orme, anche se era molto dispiaciuto che per affermarsi «Robertino sia andato via dall'Italia, in Russia», raccontava. Poi c'erano le spaghettate con Franco Franchi quando l'attore comico era ancora proprietario del bar di piazza Cesare Cantù sull'Appia poco distante. Fino al più recente barba e capelli a Ron English lo street artist americano innamorato del Quadraro. «Se ne va un pezzo di noi - ricorda Gigi seduto al bar Quintilium - gli volevamo tutti beni e tutti erano incantati dai suoi discorsi e racconti a cui, ogni volta, si aggiungevano nuove sfaccettature. Ma era bravissimo, lo cercavano da tutta Roma e non solo. Ai tempi d'oro bisognava prendere un numeretto e aspettare fuori, sperando di essere accontentati. Ha girato il mondo, quando in pochi prendevano ancora un aereo. E noi qua ad aspettarlo». Sulla corona di fiori tutti gli amici del Quadraro oggi scriveranno «Nun ce se crede!», la frase che ripeteva più spesso.

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