Gare Ama, inchiesta Antitrust: «Accordi per mandarle deserte»

Gare Ama, inchiesta Antitrust: «Accordi per mandarle deserte»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 20 Dicembre 2018, 09:48
L'Autorità antitrust apre una inchiesta sulle due maxi gara di Ama per portare i rifiuti fuori Roma andate puntualmente deserte. Bisognerà capire se le grandi aziende del settore, soprattutto del Nord, abbiano fatto cartello decidendo di non presentare offerte per ottenere così condizioni migliori e costringere Ama a pagare di più. Anche questo, in fondo, è il segno di un sistema debole e fragile che ha un doppio effetto su Roma: rifiuti per strada e costi altissimi. Tutto questo avviene nei giorni in cui Ama sta cercando disperatamente nuovi impianti per il 2019 in altre regione. Il presidente dell'Abruzzo, Giovanni Lolli, ha scritto alla sindaca Virginia Raggi una lettera in cui spiega che la sua regione accoglierà la spazzatura romana, ma solo per il trattamento, perché le discariche locali sono vicine all'esaurimento.
PROTAGONISTI
Ma veniamo alla procedura aperta dall'Autorità garante della concorrenza: chiama in causa Hera (Spa che ha tra i suoi soci i comuni di Bologna, Imola, Modena, Ravenna, Trieste, Padova e Udine), A2A (controllata dai comuni di Milano e Brescia), Rea Dalmine Spa, Sogliano Ambiente Spa (controllata all'80 per cento da un piccolo comune del Cesenate, Sogliano al Rubicone), Core Spa (fa capo ad alcuni comuni lombardi, a partire da Sesto San Giovanni e Cologno Monzese). I rappresentanti di tutte queste società (ed altre collegate) saranno sentiti entro sessanta giorni mentre il procedimento dovrà essere concluso entro la fine del 2019. Come nasce questa procedura? Dalle segnalazioni inviate dal presidente dell'Ama, Lorenzo Bagnacani, dopo che le due gare indette nel 2018 (a febbraio e luglio) sono finite con un niente di fatto. Si legge nel testo del dispositivo: «Ama ha segnalato gare andate deserte, rappresentando che la mancata partecipazione alle gare stesse ha determinato difficoltà operative e maggiori costi per l'acquisizione dei servizi banditi».

I FATTI
Quali sono le gare oggetto della procedura? La prima (17 febbraio) riguardava lo smaltimento degli scarti di lavorazione dei Tmb di Rocca Cencia e Salaria (ora chiuso a causa dell'incendio di una settimana fa). Era il materiale destinato alle discariche: per un anno 168 mila tonnellate di scarti e 66 mila di frazione organica stabilizzata. Ama era disponibile a pagare 150 euro a tonnellata, per un totale di 105,3 milioni di euro. Nessuno si è fatto avanti. A quel punto Ama ha fatto un'esplorazione di mercato tra discariche e inceneritori presenti in Italia e ha ottenuto l'interesse di otto operatori. Vari operatori - anche quelli chiamati in causa dalla procedura - hanno ottenuto il servizio in forma provvisoria. L'altra gara era ancora più importante, è stata bandita il 14 luglio, e metteva tutto insieme: scarti, cdr (materiale per inceneritore) ma anche rifiuti ancora da trattare. 609mila tonnellate all'anno per due anni, per 188 milioni di euro a 154 euro a tonnellata. Anche in questo caso nulla di fatto. Secondo l'Autorità «la decisione di non presentare offerte a nessuna delle due gare» potrebbe essere «il risultato di una concertazione, in violazione della normativa per la tutela della concorrenza, che potrebbe avere coinvolto gli operatori che risultano oggi fornire i servizi oggetto delle procedure». A cosa puntava - se c'è stata - la concertazione tra gli operatori che si sarebbero accordati per non presentare offerte? «A conseguire gli affidamenti a trattativa privata con Ama a condizioni economiche più vantaggiose», ma anche a «un piano di ripartizione degli affidamenti del settore interessato a livello nazionale». Ovviamente tutto questo è solo una ipotesi, una sorta di scenario descritto dall'accusa. La parola passa alla difesa delle società chiamate in causa, dalle quali però Ama e Roma dipendono ancora anche alla luce del rogo del Salario che ha aggravato la situazione. A2a e le società controllate hanno già replicato: «Abbiamo sempre operato con lealtà e correttezza nella competizione di mercato».
 
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