Roma, finte gravidanze, usa i certificati anche per sfuggire all’interrogatorio

Roma, finte gravidanze, usa i certificati anche per sfuggire all’interrogatorio
di Giuseppe Scarpa
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 11:09

Avrebbe truffato l’Inps presentando, in 20 anni, dei certificati medici fasulli per documentare 17 gravidanze inesistenti ed incassare così gli assegni di maternità. Adesso, invece, Barbara Ioele, 50 anni, sta indispettendo gli inquirenti perché, negli ultimi due giorni, non si è presentata in tribunale per l’interrogatorio di garanzia: il suo legale ha esibito due certificati, non di maternità, che attesterebbero uno stato di salute precario. Il primo redatto dal medico di base, il secondo firmato dal pronto soccorso di un ospedale della Capitale. 
I certificati, questa volta autentici, rischiano lo stesso di diventare un caso per il gip Mara Mattioli. Gli inquirenti si chiedono se non si tratti di un altro bluff per evitare di sottoporsi alle domande del magistrato.
Davide Pizzinato, invece, compagno e coindagato per truffa e falso, mercoledì ha vuotato il sacco davanti al gip: «Sapevo bene che Barbara non era incinta». Una confessione che, di fatto, ha scaricato la responsabilità dell’intero maxi imbroglio sulle spalle della donna. «I certificati (falsi) li faceva lei e li portava lei (all’Asl). Questo - precisa Pizzinato - è ciò che è a mia conoscenza a partire dal 2012. Ovvero da quando è iniziata la nostra relazione», ha sottolineato il 55enne. 

Ioele l’ultimo parto l’ha avuto il 12 dicembre all’età di 50 anni. Un totale di dodici aborti naturali e cinque pargoli inventati di sana pianta. Nessun pancione, nessuna dolce attesa a rischio, tutta un’invenzione per frodare soldi all’Inps. Solo una montagna di frottole legittimate da documenti fasulli prodotti dalla donna. Il tutto con un unico obiettivo, incassare gli assegni di maternità e non andare a lavorare. Un progetto ben riuscito visto che per venti anni si è grattata la pancia portandosi a casa 111mila euro pagati dall’Inps. 
La 50enne romana avrebbe architettato il bluff con l’appoggio del compagno. Gli inquirenti tuttavia si chiedono se la coppia abbia beneficiato di appoggi all’interno dell’Asl, dell’Inps e dell’Umberto I. Dubbi legittimi visto che i due, non giovanissimi, sono andati avanti per anni a depositare certificati finti.

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