COLPO DI SPUGNA
Il colpo di spugna sul lavoro svolto dai vigili e voluto dal Campidoglio, è arrivato dopo qualche giorno. «Sono tornati» tuonano i residenti, affatto stupiti per il girotondo del degrado: prima lo sgombero e la bonifica, poi l'improvvisa e prepotente comparsa delle favelas. «Finché la riva del Tevere non verrà messa in sicurezza, le baracche torneranno: gli sgomberi sono inutili se prima non si creano progetti per restituire le sponde del fiume ai romani» commenta Claudio De Santis, presidente del comitato di quartiere L'Ostiense. Gli abitanti sono stanchi dei rifiuti, dei roghi che si alzano dalle sponde del Tevere diventate oramai un'infilata di baracche animate da nomadi, romeni, cittadini dell'Europa dell'Est. Proprio qui a gennaio un clochard morì carbonizzato. E allora via con la bonifica, il dispendio di soldi e risorse, mentre la pista ciclabile rimane sommersa da rottami e rifiuti.
LA RABBIA
«La zona è loro, dei nomadi, fanno quello che vogliono ormai» borbottava ieri una signora guardando con rabbia le baracche e le cascate di rifiuti ai margini del Tevere. «Anche su Riva Ostiense ci sono accampamenti e cumuli di immondizia» aggiunge il comitato di quartiere. Il biondo fiume, ormai, è una prigione fatta di baracche, rifiuti, ed è avvolta dai roghi tossici.
Così appare questo tratto di Tevere, quello che dista meno di un chilometro dalla ex spiaggia di Roma fortissimamente voluta dal Campidoglio.
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