Fase 2 Lazio, il metodo contro il virus: «Tamponi al 2% delle persone e in 85 mila registrati sulla app»

Lazio, il metodo contro il virus: «Tamponi al 2% delle persone e in 85 mila registrati sulla app»
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Maggio 2020, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 10:29

Il Covid-19 dietro la lente d'ingrandimento di un'analisi che ha sviscerato, ora che siamo nella fase 2, i modelli organizzativi di risposta delle varie regioni, in particolare il Lazio, dove emergono più luci che ombre di un modello sanitario che finora ha dato risultati. Il report #6 di Altemps, coordinato dal professor Americo Cicchetti, direttore dell'Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari della facoltà di Economia della Cattolica di Roma, evidenza come la risposta all'emergenza sia stata in tre fasi.

LEGGI ANCHE --> Roma, la grande fuga dai mezzi pubblici: «In strada 230 mila auto in più»

La Regione Lazio, nella prima fase (dal 21 febbraio fino al 23 marzo), ha fornito una risposta basata fondamentalmente sugli ospedali, per poi passare a un affiancamento del territorio. «Si sono attivati i medici di famiglia, all'inizio in modo un po' volontaristico, che in un primo tempo erano rimasti indietro, c'è stato il primo focolaio di Nerola - spiega il professor Cicchetti - un modello che è riuscito a dare una risposta all'emergenza delle Rsa, ma è stato meno utile per raggiungere chi era a casa e cercava di contattare il medico di famiglia. Altro punto debole, i tamponi all'inizio effettuati solo allo Spallanzani, dal 13 marzo estesi a 3 ospedali, poi a 9. Fino al 31 marzo i tamponi effettuati erano lo 0,59% contro la media nazionale dello 0.84, ora siamo al 2% il Veneto all'8%». Poi sono arrivati la app DottorCovid (con 85 mila utenti registrati), i kit, il percorso ha preso un'altra strada: dagli ospedali al territorio, a contatto con i cittadini. «Un modello gestionale integrato simile a quello dell'Emilia Romagna e della Toscana. Una caratteristica del sistema regionale Lazio è stato un modello centralizzato, con una catena di comando corta che vede al centro la Regione e lo Spallanzani. La collaborazione tra rete pubblica e rete privata (vedi Gemelli, Campus biomedico e Bambino Gesù), sotto la regia regionale, è un ulteriore elemento di differenziazione rispetto ad altre Regioni. E comunque tutti, centri covid, Asl hanno fatto la loro parte ma il fatto che sia stato deciso al centro dalla task force ha velocizzato i processi».

Ora si sta recuperando sul territorio, 30 i punti di tamponamento drive, anche le Uscar sono attivate. Siamo nella fase 3. «Il monitoraggio sul territorio delle case di riposo inizialmente su base volontaristica con solo 3 unità mobili, seppur meritorio sarebbe potuto andare in affanno nel caso l'infezione si fosse diffusa più rapidamente nelle strutture residenziali e quindi sul territorio. Ma è andata bene».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA