Roma, Far West alla Magliana: spari in pieno giorno contro un pregiudicato (già gambizzato al Trullo a novembre)

L’episodio è avvenuto intorno alle 10.30: l’uomo aveva anche precedenti per spaccio

Roma, Far West alla Magliana: spari in pieno giorno contro un pregiudicato (già gambizzato al Trullo a novembre)
di Marco De Risi
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Giovedì 12 Maggio 2022, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 09:06

L'impressione è che qualcuno possa avercela proprio con lui. Appena qualche mese fa era stato gambizzato al Trullo. Ieri mattina, invece, gli hanno sparato contro un colpo di pistola, non ferendolo. Protagonista di entrambi gli episodi è un pregiudicato di 44 anni, che ha anche alcuni precedenti per reati relativi agli stupefacenti. L'uomo ha giustificato la revolverata come il risultato di una banale tentata rapina, avvenuta in un tratto di via Magliana Nuova, al civico 59, davanti a un'autofficina.

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Lo sparo è stato esploso intorno alle 10.30 del mattino, quando la strada era affollata di passanti che, impauriti per l'accaduto, hanno cercato immediatamente riparo. Non è un caso che siano stati a decine i residenti che hanno avvertito lo sparo e, di conseguenza, hanno chiamato il 112 segnalando il «colpo d'arma d fuoco».

Sono accorse immediatamente quattro volanti della polizia che hanno trovato ancora sul posto il 44enne. È stato lui, poi, ad aver raccontato l'accaduto agli agenti: una testimonianza utile per individuare dettagli per ricostruire l'episodio.


LA RICOSTRUZIONE
«Avevo un borsello con qualche migliaio d'euro - ha detto la vittima alla polizia - Mi hanno circondato in tre. Erano su uno scooter e su una moto e volevano i soldi. Io ho reagito e loro hanno sparato». Del caso se ne stanno occupando gli agenti della squadra mobile e quelli del commissariato San Paolo. Gli investigatori al momento restano scettici sul movente della tentata rapina. Lo scenario potrebbe infatti essere ben più complesso. Non possono non pesare sugli ultimi eventi i colpi di pistola che qualcuno ha indirizzato all'uomo qualche mese fa: ben sei, esplosi in via Montelupo Fiorentino, al Trullo. Ma non è del tutto escluso che l'uomo possa avere detto agli agenti la verità. In quest'ultimo caso, tuttavia, resterebbe da scoprire la provenienza del denaro che portava nel borsello, se sia frutto o meno di attività illecite. Nonostante le giustificazioni addotte, gli investigatori vogliono capire il prima possibile se l'uomo, dopo l'agguato degli scorsi mesi, sia ancora nel mirino della malavita che conta.

I RILIEVI
Ieri mattina, la polizia scientifica ha effettuato un lungo e laborioso sopralluogo. I poliziotti hanno verificato se il racconto della vittima potesse coincidere con quanto emergerà dalla scena. Ma ci vorrà qualche giorno perché la scientifica si pronunci. A complicare ancora di più le operazioni, l'assenza di telecamere nel luogo dello sparo. Gli agenti per questo dovranno cercarne altre, magari posizionate nelle vie limitrofe, che potrebbero ugualmente avere inquadrato gli aggressori.

I TESTIMONI
«Stavo camminando sulla strada quando ho sentito il colpo di pistola - ha raccontato un testimone - Mi sono subito rifugiato dietro un'auto. Ho avuto tanta paura, mi sono nascosto per qualche secondo dietro la carrozzeria della vettura. Ho visto qualcuno che fuggiva ma non saprei indicare il numero delle persone, né tanto meno saprei riconoscerle».

I TRASCORSI
Gli investigatori sono convinti che l'uomo vittima dello sparo sia ben inserito nella criminalità di zona, che è sempre stata molto articolata e legata persino alla mafia. Era il 25 novembre dello scorso anno quando il 44enne fu ferito al Trullo. Nell'occasione due persone su uno scooter esplosero almeno quei sei colpi di pistola su un tratto della strada. Quando arrivarono le forze dell'ordine non c'era il ferito ma furono trovate tracce di sangue. E dopo poco l'uomo arrivò a bordo di un'auto privata al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo per le necessarie medicazioni. Fu così operato d'urgenza proprio per suturare le gravi ferite. Allora, l'uomo non disse nulla su chi gli aveva sparato. Affermò di non avere idea sui chi potessero essere stati i potenziali aggressori. Gli investigatori, però, non si lasciarono persuadere e rimasero convinti che il ferito, al contrario di quanto dichiarato, conoscesse l'identità dei criminali, e che non volesse svelarla per paura o, ancora peggio, perché meditava una vendetta di carattere personale.
 

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