Esquilino? No, Chinatown: bufera su Jump, il bike sharing di Uber

Esquilino? No, Chinatown: bufera su Jump, il bikesharing di Uber
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Sabato 26 Ottobre 2019, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 19:11

​Esquilino? No, Chinatown. Almeno così la pensa Jump, la nuovissima società di bike sharing lanciata pochi giorni fa a Roma da Uber. Sulle mappe Google della sua app, infatti, il quartiere che ha il suo fulcro in piazza Vittorio viene identificato così. Abbastanza per scatenare una bufera sulla società delle bici, già al centro di polemiche per i costi ritenuti da molti troppo alti ma soprattutto già finita nel mirino dei vandali

Il caso è nato sui social ed è presto montato. I motivi per cui la dinifizione Chinatown non piace sono di natura almeno duplice. Molti orgogliosi residenti dello storico rione compreso tra Monti, San Giovanni e Termini, rivendicano la sua natura multietnica al grido di 
«l'Esquilino è di tutti». Molti altri, la maggioranza, puntano sulla storia di uno dei quartieri più antichi della capitale, il cui nome, viene ricordato, è quello di uno dei sette colli.  

«Siamo stati i primi, in tempi non sospetti, a segnalare come l'Esquilino fosse finito nelle mani del commercio cinese, ma scoprire che la nuova App di biciclette condivise 'Jump' - attraverso Google Map - rinomini lo storico rione come Chinatown equivale a dire 'oltre al danno anche la beffa'. Forse per 'Jump' la nuova storpiatura dà più resa commerciale, ma l'identità di un luogo viene prima di qualunque geolocalizzazione e l'Esquilino è uno dei 7 colli romani su cui si è edificato il rione umbertino, subito dopo l'unità d'Italia. Google ripristini la verità e rispetti la nostra storia», dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.
 

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