Sara Di Pietrantonio, uccise e bruciò la ex fidanzata: Cassazione conferma ergastolo per Paduano

Sara Di Pietrantonio, uccise e bruciò la ex fidanzata: Cassazione conferma ergastolo per Paduano
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Venerdì 23 Aprile 2021, 18:49 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 01:42

Uccise e bruciò il corpo della sua ex. La Cassazione conferma l'ergastolo. La Suprema Corte si è espressa mantenendo infatti la condanna per Vincenzo Paduano, l'uomo imputato per l'omicidio e stalking nei confronti della ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, prima uccisa e poi data alle fiamme nella periferia di Roma, in via della Magliana, la sera del 29 maggio 2016.

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La vicenda giudiziaria

In particolare, in primo grado, Paduano - che era una guardia giurata - era stato condannato all'ergastolo dopo il processo con rito abbreviato; in appello, però, i giudici rideterminarono in trent'anni la condanna, ritenendo assorbito nel reato di omicidio anche il reato di atti persecutori.

La Cassazione, invece, bocciò questa conclusione, incaricando nuovi giudici d'appello di rivalutare il trattamento sanzionatorio alla luce del principio di diritto per cui l'omicidio aggravato non "ingloba" gli atti persecutori. Così i giudici dell'appello - seguendo le indicazioni degli "ermellini" - sono arrivati a condannare Paduano a 4 anni per stalking, e questa pena, sommata a quella dell'omicidio, ha fatto scattare l'ergastolo. 

L'omicidio

Paduano non aveva accettato di essere stato lasciato. Per giorni aveva seguito Sara, le aveva telefonato a ripetizione, l’aveva insultata e minacciata. Si era disperato a lungo e lei, Sara, era stata comprensiva, decisa a restargli vicina, nonostante la decisione di allontanarlo. Quel giorno di maggio del 2016, fino a poche ore prima dell’omicidio, lei e Vincenzo erano stati insieme. Avevano discusso per l’ennesima volta. Una lite furibonda, ma Sara era irremovibile. Poi, Paduano era andato al lavoro. In piena notte, però, si era allontanato. Vigilante per una ditta privata, aveva detto ai colleghi che sarebbe stato via per poco tempo. Era salito in auto e aveva guidato fino alla casa di Alessandro, il nuovo fidanzato della sua ex. Si era appostato per strada, aveva atteso che lei lo accompagnasse e che poi, finalmente, fosse sola.

L’aveva seguita mentre tornava a casa in macchina. In una strada isolata, nei pressi di Ponte Galeria, aveva speronato l’auto della ragazza. Sara era stata costretta a fermarsi. Poi un’altra lite, l’ultimo scontro. Sara aveva capito che non era come le altre volte. Ha avuto paura. Invano, ha tentato di fermare i pochi passanti. L’uomo che diceva di amarla l’ha strangolata e, prima di fuggire, ha cosparso il suo corpo di benzina e ha appiccato le fiamme. Nel corso del primo processo d’appello Paduano aveva voluto parlare. Spontanee dichiarazioni per «chiedere scusa a Sara e alla sua famiglia». Poi, aveva aggiunto: «Mi vergogno profondamente per quello che ho fatto: mi sono macchiato della peggiore azione che un uomo possa fare e per questo mi definisco un mostro». 

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